Retroscena Lazio, la frase detta da Sarri ai giocatori nel duro confronto

La provocazione del Comandante alla ripresa: in squadra c’è qualche malumore e si valuterebbe il cambio modulo
Daniele Rindone
4 min

Lotito e Sarri a processo. Ma c’è anche la squadra, impenitente. Sarà male assortita, lontanissima dalle sue giornate di gloria e le vecchie glorie sono in fase discendente, pronte per essere accompagnate all’uscita. L’identificazione di Sarri con i giocatori però è svanita. Si respira anche aria di pesantezza nello spogliatoio. Si è perso il piacere del divertimento, del giocare a viso aperto. Si è persa l’attitudine a correre e rincorrere, la propensione ad attaccare e segnare. Il diesse Fabiani, in real time, era intervenuto nell’intervallo di Bergamo. I toni sono stati alti ieri. Ha parlato Sarri alla ripresa delle 11, nella requisitoria che ormai è diventata consuetudine, è stato spinoso: «Se pensate che il problema sia io tirate fuori le p.... e andate da Lotito», è il concetto espresso crudamente.

Sarri, la frase ai giocatori: il retroscena

Toni forti erano echeggiati anche mercoledì, nel giorno del doppio allenamento e delle quattro sessioni video decise da Sarri prima e dopo ogni seduta. Tra una clip e l’altra, il tecnico aveva espresso concetti severi sottolineando amnesie tecniche e tattiche, l’esecuzione di alcune giocate. A tratti sarebbe andato in escandescenza. E’ da tempo che lo spogliatoio recepisce con meno sopportazione rimbrotti e ammonimenti, paternali. Tante accuse, poche assunzioni di responsabilità. In squadra, in più, si sarebbe fatta avanti l’idea di tentare un cambio di modulo, di svoltare sul 4-2-3-1 o sul 4-3-1-2. La richiesta sarebbe stata avanzata sempre nella riunione di mercoledì. Con il rombo però ci rimetterebbero le ali, per quanto disarmate e disarmanti. Sarri pensa di aver replicato ogni metodo utilizzato negli anni d’oro, anche alla Lazio, e non sa davvero darsi una spiegazione dei crolli. Non ha mai voluto sentir parlare di cambio tattico, è sempre andato avanti con il 4-3-3 e considerando le parole pronunciate ieri è scontato pensare che andrà avanti per la sua strada. La speranza confessata a Bergamo era «spero di recuperare tutti i giocatori. Per esempio Felipe Anderson da un paio di partite sta mandando dei segnali. Ciro ha un percorso lungo, ha fatto un anno che dire problematico è poco. E’ entrato, si è preso il rigore e lo ha segnato. Pedro è entrato con un piglio diverso. Adesso bisogna accontentarsi». Sarri ha sempre nascosto i deficit tattici con i deficit mentali. Un diversivo forse avrebbe potuto aiutare. «Non ho la bacchetta magica altrimenti non mi sarei fatto il c... per 40 anni», ha anche detto domenica. Si parlava delle difficoltà offensive, dei tiri che non arrivano e che confinano la Lazio agli ultimi posti delle statistiche di riferimento, dei gol che mancano: «Ho visto cali di prestazioni individuali abbastanza evidenti». Sarri, come l’anno scorso, non ha mai pensato che la Lazio fosse da quarto posto, che potesse provarci sì. Gli ultras, nell’attacco di ieri, hanno rivelato il confronto che c’era stato alla stazione di Salerno dopo il ko con la Salernitana: «Il tecnico è stato disarmante spiegando di non sapere quali soluzioni adottare perché il calcio non è una scienza esatta». Ma non è neppure filosofia. La Lazio, innanzitutto, deve tornare ad essere un gruppo unito. Un’occasione c’è stata ieri sera, Hysaj ha festeggiato il compleanno (era caduto il 2 febbraio) organizzando una mega festa. Tutti invitati, anche staff e magazzinieri.


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