Milan subito vincente: l'altra faccia del ribaltone

Con l’addio di Maldini e Massara e la cessione di Tonali, il Diavolo ha cambiato totalmente faccia: ora si aspettano risultati all’altezza
Milan subito vincente: l'altra faccia del ribaltone© AC Milan via Getty Images
Franco Ordine
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Non è solo un mercato di potenziamento della rosa. L’onerosa e coraggiosa operazione provata dall’ultimo Milan del trio inedito Furlani-Moncada-Pioli può essere considerata una sorta di rifondazione completa. Punta non solo a irrobustire centrocampo, tre-quarti e panchina con 7 degli 8 acquisti (l’ottavo è Sportiello, secondo portiere) fin qui perfezionati ma tende a riannodare il filo tecnico 2023 con il mercato dell’estate 2019 quando arrivarono Theo Hernandez, Leao, Bennacer e Krunic tra gli altri sull’onda delle segnalazioni di Moncada e l’intuito di Boban e Maldini, Zvone fu il primo a impegnarsi personalmente sul talento del giovane portoghese acquistato dal Lilla. La linea guida rispettata fu giovani di anagrafe a prezzi (di cartellino) e stipendi contenuti per rilanciare la cifra tecnica provvedendo a rammendare il bilancio. Operazione perfettamente riuscita con il risanamento economico e lo scudetto numero 19. Tra il 5 giugno - giorno dello sbrigativo vertice tra Gerry Cardinale e Paolo Maldini a cui fu notificato il divorzio immediato - e il 5 agosto, ieri, due mesi appena, il Milan è stato rivoltato quasi come un calzino. Via il monumento Maldini, insieme con Massara, il ds, rimpiazzati da una linea di comando molto agile e snella (Furlani-Moncada-Pioli), via il preparatore dei portieri Roma (sostituito da Tony Roberts proveniente dal Wolves), via il team manager Romeo (partito al seguito di Tonali per Newcastle) rimpiazzato nei prossimi giorni da Alberto Marangon (ex Fiorentina), chiuso il rapporto con Angelo Carbone responsabile del settore giovanile, rimessa in funzione - per lo studio dei carichi di lavoro - la struttura storica di MilanLab e conclusa la collaborazione con Andreja Milutinovic, il preparatore di fiducia di Brozovic che ha lavorato anche a Milanello nei mesi passati. Per capirsi al volo: il nuovo ad Giorgio Furlani è diventato la guida unitaria del club.

Milan, ecco la rivoluzione

Eppure è nelle pieghe del calcio-mercato che il Milan ha sorpreso tutti, tifosi e critici, con una raffica di operazioni e una mossa iniziale molto rischiosa. Sono partiti dalla cessione di Sandro Tonali ricavando la somma record di 80 milioni per investirli completamente con gli 8 nuovi arrivati a Milanello. E non sono ancora disposti a fermarsi. Perché la seconda fase è quella destinata a “piazzare” i cosiddetti esuberi: Rebic è stato il primo della lista (9,1 milioni di risparmio in due anni), il prossimo è l’olandese CDK all’Atalanta in prestito (6 milioni) più diritto di riscatto con percentuale sull’eventuale rivendita. L’ultimo nodo è Origi per ora indisponibile a trasferimenti poco graditi (Turchia e Arabia). Dal gruzzolo ricavato (in partenza anche Ballo Tourè) saranno realizzati altri colpi già in canna: un difensore a destra e un altro attaccante, dalle caratteristiche più vicine a quelle di Giroud (altrimenti il giovane Colombo, molto richiesto, sarà confermato nel ruolo).

I rischi del cambiamento

A smentire il quadro idilliaco c’è la consapevolezza - e Pioli è il primo a saperlo - che da questo massiccio potenziamento deve poi derivare un rendimento all’altezza. I rischi sono di due tipi. Il primo: il calendario tosto che si ritrova il Milan (nei primi 10 turni affronta tutti i rivali più temuti, Bologna, Torino, Roma e derby nelle prime 4) possa provocare qualche danno alla classifica e all’umore della tifoseria. Il secondo: il trapianto di 3 nuovi centrocampisti (Loftus-Cheek, Rjienders, Musah), tutti più fisici e di spiccata tendenza offensiva, può comportare qualche scossa di assestamento, specie per la tenuta della difesa. Ed è qui che era spuntata, a fari spenti, l’idea di puntare su Morten Hjulmand, danese, 24 anni con caratteristiche difensive, partito però ieri per lo Sporting Lisbona.


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