Napoli, sconfitta utile che fa riflettere

Napoli, sconfitta utile che fa riflettere© EPA
Alessandro Barbano
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Tagsnapoli

Brucia la sconfitta sulla pelle del «Napoli due». Che a Mosca si scopre insieme vitale e fragile, caparbio e distratto. Capace di imporsi autorevolmente per tutto il secondo tempo, dopo aver regalato il doppio vantaggio allo Spartak con due perle di puro dilettantismo. La prima dell’inguardabile Lobotka, che rovina su Promes a due minuti dall’inizio, provocando un rigore tanto netto quanto inaccettabile. La seconda in partnership tra Koulibaly e Meret: il centrale pecca di presunzione nella marcatura di Sobolev e si fa scavalcare dal cross di Moses, il portiere parte in ritardo sul colpo di testa non impossibile del centravanti russo.
     Ma al netto di questa masochista penalizzazione che s’infliggono, i rincalzi azzurri dimostrano un carattere che, da solo, prova quanto sia cambiato il Napoli di Spalletti rispetto a quello dei suoi predecessori. Perché senza Osimhen, Anguissa, Insigne, Fabian Ruiz, Politano, e mettiamoci pure Demme e Ounas, chi resta non fa una squadra senz’anima. Anzi, lotta con continuità per tutto il secondo tempo, assecondando lo spirito di iniziativa di Lozano, Di Lorenzo ed Elmas.
     Del giovane macedone questo Napoli non dovrebbe più fare a meno. Intanto perché porta una quota di freschezza e velocità al centrocampo. E poi perché, giocando, il talento azzurro può fortificarsi nella convinzione di osare di più e trasformarsi in ciò che prima o poi è destinato a diventare: un fuoriclasse. Ogni minuto di gara per lui è un investimento per il Napoli.
     Ciò è tanto più vero quanto più Zielinski non è, e a questo punto non sarà mai, il leader che si mette i compagni sulle spalle e li porta in salvo. Anche quando, come ieri, guida il gioco, il polacco è capace di fallire due gol: il primo, in verità, più per merito del bravo portiere russo, che alza il pugno destro sul suo bolide; il secondo per quella intermittenza di concentrazione che insinua temporanei black-out nella coordinazione di un centrocampista tecnicamente attrezzato, facendogli spedire in cielo un invitante assist di Di Lorenzo nel cuore dell’area di rigore.
     In ogni caso quella di Mosca è una sconfitta non ultimativa, poiché vincendo con il Leicester il Napoli può ancora qualificarsi, ma soprattutto è una sconfitta in un certo senso utile. Perché non umilia, ma carica gli azzurri superstiti, e li fa consapevoli che sulle loro spalle sta il destino della stagione. Il «Napoli due» dovrà nel giro di quaranta giorni guadagnare gli ottavi di Europa League e affrontare in campionato big come Lazio, Atalanta, Milan e Juventus, per arrivare poi il 13 febbraio a quel Napoli-Inter che potrebbe davvero rappresentare un primo spareggio per lo scudetto. Se gli azzurri giungono a quest’appuntamento mantenendo la leadership della cassifica, anche a costo di veder ridurre le distanze dalle inseguitrici, possono giocarsi la volata di primavera con qualche chance di farcela.
     I segnali che giungono a Spalletti da Mosca sono incoraggianti. Ma è altrettanto chiaro che il Napoli non può permettersi cali di concentrazione dei suoi uomini più esperti, come Koulibaly. Il caso di Meret merita un discorso a parte: l’appannamento del portiere azzurro dimostra che la panchina logora anche i portieri più giovani e motivati. E forse Spalletti dovrebbe riflettere su quanto giovi una staffetta in un ruolo così decisivo per gli equilibri difensivi.


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