NAPOLI - Giovanni è un nome molto comune di persona e Simeone è un cognome molto illustre nel calcio: già, ma il Cholito è unico. E d’accordo, suo padre Diego è un gigante e nelle vene gli scorre sangue d’autore, ma lui è uno che ha sempre lavorato e lottato come un forsennato e alla fine è riuscito a costruirsi quella gloria che oggi Napoli e l’Europa gli riconoscono. Se non fosse ancora chiaro, a prescindere dai due gol realizzati mercoledì in sedici minuti con i Rangers sfoggiando principi e assiomi del centravanti cult, Gio è già diventato un idolo della gente: perché segna, certo, ma soprattutto gioca ogni volta come se fosse l’ultima. Sì, ogni pallone sembra l’occasione della vita e tutto sommato, visto che ha firmato una rete più di Raspadori e Osimhen saltando a bordo prettamente in corsa, è proprio questa l’idea che trasmette. E poi, beh, è uno che sorride e si emoziona. E’ uno vero, uno che vale: sognava la Champions, era la sua ossessione tatuata, e oggi è una delle realtà più belle della Grande Coppa. Momento magico, sì. Di quelli che autorizzano a inseguire un Mondiale che ad agosto riteneva utopia. Un miraggio prima di ritrovarsi nella lista dei pre-convocati dell’Argentina. Ma il Cholito, nel deserto, sarebbe capace di trovare l’oasi e l’acqua.
Le promesse
E allora, l’indiavolato gentile del gol. Che Giovanni fosse un personaggio singolare s’era capito il giorno della presentazione con il Napoli: arrivò con moglie, zia e cugino. Un ragazzino che riprese tutto il discorso pieno di gratitudine e promesse d’impegno onorate ogni maledetta domenica. E poi il sabato, e i martedì e i mercoledì d’Europa. L’ultima collezione risale proprio a due giorni fa con i Rangers al Maradona: due gol nella porta del primo da lacrime con il Liverpool graffiati con movimenti perfetti da grande centravanti che ti ruba spazio e tempo e ti piomba addosso come un falco. Destro e testa (in tuffo). Un cabezazo dei suoi: come a Cremona e a San Siro con il Milan, e sempre su cross di Mario Rui. C’era una volta la storica giocata Insigne-per-Callejon: che il Napoli ne abbia trovata un’altra? Nel frattempo Giovanni ha eguagliato papà Cholo e ora i Simeone sono i soli argentini ad aver calato un poker nelle prime quattro giocate in Champions. Che storia. E per finire: lui andrà agli ottavi mentre l’Atletico di Diego è fuori e l’Uefa l’ha inserito tra i candidati alla palma di Player of the week.
La voce
Straordinari i suoi numeri: 6 reti in 367 minuti, 4 in coppa e 2 in campionato; ovvero, la media di un gol ogni 61,16 minuti. Di cui 4 partendo dalla panchina, considerando che è stato titolare soltanto nelle due con i Rangers: professionalità, sacrificio, talento. In Champions, tra l’altro, ha segnato quanto Messi, Sané e Jack e incalza Salah e Mbappé (6 gol), Haaland e Lewandowski (5). Per la cronaca: Jack e Osimhen hanno fatto centro 5 volte rispettivamente in 776 e 640 minuti, e qualcosa vorrà pur dire. Il Cholito vive per il gol e lo annusa. Lo tormenta. Eppure lontano dal campo è un tipo pacato, uno che crede nel potere della meditazione e nelle voci di dentro. “Una voce interiore mi ha detto di venire a Napoli”, raccontò una volta. Che amica. Che maga. A proposito: che si dice in Qatar? Vamos.