Napoli, tutto scorre
Tutta un’altra storia, completamente un’altra epoca: oggi il Napoli è nono, stritolato da troppi problemi, non segna da quattro partite compresa la Coppa Italia, non vince dal 16 dicembre, in campionato ha viaggiato alla media (salvezza) di un punto nelle ultime sette giornate, dista 20 punti dal primo posto dell’Inter e ha chiuso il girone d’andata con 22 punti meno rispetto alla stagione precedente. Un crollo progressivo passato attraverso la scelta e l’esonero di Garcia per sostituire re Spalletti, la decisione di puntare su Mazzarri al posto del francese che non conosceva la storia, la caduta degli dei (Kvaratskhelia e Zielinski su tutti) e un ritiro cominciato lunedì su decisione irrevocabile di De Laurentiis dopo i tre schiaffi di Torino. Partita di avvilenti vuoti tecnici, tattici e caratteriali passata alla storia del campionato del Napoli come una sorta di resa. Come se non bastasse, tanto per spargere sale e limone sulle ferite, è anche scoppiata la bomba della lite a distanza tra Osimhen e l’agente di Kvara, inopportunamente intervenuto sul futuro di Victor. E il mercato, beh, vive sul filo sin dalla frettolosa cessione di Elmas prima di Natale.
Napoli, la scelta sul ritiro
A proposito, ieri alla squadra sono state concesse un po’ di ore d’aria: tutti a casa, dalle rispettive famiglie, dall’allenamento al centro sportivo di Castel Volturno alla cena delle 20 all’hotel Serapide di Pozzuoli. Oggi, intanto, il presidente rientra a Napoli dalla Spagna, a cavallo tra un mercato scritto e diretto in prima persona e il viaggio a Riyad per la final di Supercoppa. E troverà una città tutta grigia: per il clima e per il calcio. Erano altri derby, quelli dei cieli azzurri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA