Napoli, dallo scudetto alla crisi: Mazzarri prova a scacciare i fantasmi

Domani a Fuorigrotta incrocio molto pericoloso per gli azzurri, che hanno trascorso qualche ora in famiglia prima di tornare in ritiro

Le due facce del derby con la Salernitana fanno il verso alle maschere del teatro greco - l’allegria e la tristezza - o forse al paradosso: l’ultima volta che la Salernitana s’è esibita al Maradona, il 30 aprile 2023, questa partita valeva lo scudetto per il Napoli, mentre domani, a distanza di 256 giorni, la squadra di Mazzarri si giocherà l’onore ferito e infilzato dal Toro e la speranza di cominciare a venire fuori da una crisi che comincia ad assumere tonalità e contorni troppo brutti per essere veri. L’ultima volta, più o meno nove mesi fa, la città era ebbra di gioia e tinta d’azzurro, e neanche la mano e il piede di Dia, domani assente come Osimhen, riuscirono a rovinare una festa soltanto rimandata di qualche giorno.


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Napoli, tutto scorre

Tutta un’altra storia, completamente un’altra epoca: oggi il Napoli è nono, stritolato da troppi problemi, non segna da quattro partite compresa la Coppa Italia, non vince dal 16 dicembre, in campionato ha viaggiato alla media (salvezza) di un punto nelle ultime sette giornate, dista 20 punti dal primo posto dell’Inter e ha chiuso il girone d’andata con 22 punti meno rispetto alla stagione precedente. Un crollo progressivo passato attraverso la scelta e l’esonero di Garcia per sostituire re Spalletti, la decisione di puntare su Mazzarri al posto del francese che non conosceva la storia, la caduta degli dei (Kvaratskhelia e Zielinski su tutti) e un ritiro cominciato lunedì su decisione irrevocabile di De Laurentiis dopo i tre schiaffi di Torino. Partita di avvilenti vuoti tecnici, tattici e caratteriali passata alla storia del campionato del Napoli come una sorta di resa. Come se non bastasse, tanto per spargere sale e limone sulle ferite, è anche scoppiata la bomba della lite a distanza tra Osimhen e l’agente di Kvara, inopportunamente intervenuto sul futuro di Victor. E il mercato, beh, vive sul filo sin dalla frettolosa cessione di Elmas prima di Natale.

Napoli, la scelta sul ritiro

A proposito, ieri alla squadra sono state concesse un po’ di ore d’aria: tutti a casa, dalle rispettive famiglie, dall’allenamento al centro sportivo di Castel Volturno alla cena delle 20 all’hotel Serapide di Pozzuoli. Oggi, intanto, il presidente rientra a Napoli dalla Spagna, a cavallo tra un mercato scritto e diretto in prima persona e il viaggio a Riyad per la final di Supercoppa. E troverà una città tutta grigia: per il clima e per il calcio. Erano altri derby, quelli dei cieli azzurri.


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Le scelte di Mazzarri

Domani alle 15, però, si va in campo: arriva la Salernitana, assatanata dalle motivazioni salvezza, e a dispetto della classifica e il differenziale dei valori tecnici sarà una partita-trappola. Incrocio estremamente pericoloso, alla luce delle ultime prestazioni e della debacle contro il Torino. Mazzarri confermerà il 4-3-3, anche perché il passaggio al 3-4-3 abbozzato domenica contro i granata per 4 minuti è naufragato con l’espulsione di Mazzocchi, ma cambierà qualcosa. Idee: Gaetano è tornato a lavorare in gruppo da un paio di giorni e sarà lanciato al posto di Zielinski se oggi sarà ritenuto in condizione accettabile nel corso della rifinitura; Simeone, invocato a furor di popolo dalla gente al cospetto del nulla realizzativo, se la gioca più che mai con Raspadori per sostituire Osi. In Africa per la Coppa come Anguissa. C’era una volta Napoli milionaria e oggi è Napoli velata di tristezza. Animo.


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Le due facce del derby con la Salernitana fanno il verso alle maschere del teatro greco - l’allegria e la tristezza - o forse al paradosso: l’ultima volta che la Salernitana s’è esibita al Maradona, il 30 aprile 2023, questa partita valeva lo scudetto per il Napoli, mentre domani, a distanza di 256 giorni, la squadra di Mazzarri si giocherà l’onore ferito e infilzato dal Toro e la speranza di cominciare a venire fuori da una crisi che comincia ad assumere tonalità e contorni troppo brutti per essere veri. L’ultima volta, più o meno nove mesi fa, la città era ebbra di gioia e tinta d’azzurro, e neanche la mano e il piede di Dia, domani assente come Osimhen, riuscirono a rovinare una festa soltanto rimandata di qualche giorno.


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