Di Francesco: "Pentito di aver accettato le cessioni di Strootman e Nainggolan"

Il tecnico racconta i suoi anni alla Roma tra gioie e rimpianti
3° POSTO - EUSEBIO DI FRANCESCO 

Se contasse anche la Champions League sicuramente sarebbe al primo posto. Sessantaquattro panchine con la Roma in un anno e mezzo, media punti a partita di 1,89.© ANSA
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ROMA - Per la prima volta dal suo esonero, ormai un anno e mezzo fa, Eusebio Di Francesco è tornato a parlare della Roma che ha allenato portandola fino alla semifinale di Champions League. Durante la scorsa stagione le cose non sono andate nel migliore dei modi e a marzo 2019 Pallotta ha deciso di allontanarlo da Trigoria dopo l'eliminazione in Champions League ai danni del Porto e prestazioni deludenti in campionato. Il tecnico abruzzese è intervenuto all’interno del programma Casa Sky Sport raccontando la sua Roma da Champions e qualche decisione sbagliata presa nel mercato. 

Cosa pensa di De Rossi, Strootman e Nainggolan come centrocampo?
"Era un grande centrocampo, con grande qualità tecniche e mentali. Ero un po’ pentito di aver accettato di mandar via Nainggolan e Strootman. Mi è dispiaciuto. Loro dal punto di vista emotivo negli allenamenti erano importanti. Interagivano con gli altri per fare quello che chiedevo. Ne ho sentito la mancanza l’anno dopo alla Roma. Specialmente per gli atteggiamenti".

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Sul centrocampo attuale della Roma.
"Ci sono tanti talenti. La Roma sta costruendo qualcosa di importante puntando anche su giovani italiani. Anche noi avevamo iniziato a lavorare così".

Sarebbe interessato a un’esperienza all’estero in futuro?
"Ovviamente sì. Sono molto aperto in questo senso. Mi piacerebbe fare un’esperienza all’estero e la Premier è un campionato interessante. Un domani mi piacerebbe andarci".

Di quanto tempo ha bisogno per trasmettere la sua idea di calcio?
"Ogni gruppo ha una sua identità e deve essere l’allenatore bravo a calarsi nella mentalità della squadra. Per il mio modo di vedere calcio ho bisogno di calciatori con qualità. A determinati livelli in Europa, però, serve anche tanta fisicità. Posso dire 2-3 mesi. A Sassuolo ci sono riuscito con grande facilità da subito. A Roma ci ho messo un po’ di più, ma ero riuscito a dare una certa mentalità ai giocatori. Peccato non esser andati avanti, ma quando una società mi prende sa che deve mettermi a disposizione determinati giocatori".

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Quali sono gli attaccanti più forti che hai allenato e con cui hai giocato?
"Scelgo tre gli attaccanti con cui ho giocato: Montella, Batistuta e Totti. Come talento totale tra quelli allenati, dico Edin Dzeko. Per chi ho visto crescere e si è rifiutato di venire da me perché si è sentito una terza scelta, invece, dico Domenico Berardi".

Uno come Chiesa le piace?
"Io ho un pensiero su di lui: è un esterno offensivo nel mio 4-3-3. E’ un calciatore che determina. Magari deve migliorare i tempi di attacco della porta. Forse in generale è più forte del papà".

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