Vavassori, il papà: "Bellissimo affrontare Sinner ma so come metterlo in difficoltà"

Le parole di Davide, padre e allenatore di Andrea che a Miami sfiderà Jannik
Vavassori, il papà: "Bellissimo affrontare Sinner ma so come metterlo in difficoltà"© Getty Images via AFP

«Sarà bellissimo, sia per Andrea che per me, affrontare Jannik sul campo centrale di Miami». Davide Vavassori, padre e allenatore di “Wave”, non nasconde l’emozione in vista del derby azzurro di secondo turno. «Sinner è il prototipo del tennista moderno che sfrutta l’aggressività da fondo campo. Se giochi come lui, non hai scampo. Alcaraz, per esempio, riesce a dargli fastidio perché sa variare: alza le traiettorie, cambia velocità, si butta a rete con il “serve and volley”. L’unica maniera di infastidire Jannik è mischiargli le carte, evitando ovviamente il braccio di ferro da fondo». Nessuno (o quasi) credeva in Andrea Vavassori, tranne papà “Dave” e pochi altri. La crescita del piemontese, numero 25 al mondo in doppio e 148 in singolare, è stata graduale. Lavoro e sacrificio, conditi da un ottimo talento. «La finale in coppia con Bolelli agli Australian Open ha dato ad Andrea una grandissima fiducia. È cambiato anche il modo in cui viene visto nello spogliatoio, così come la maniera in cui i colleghi lo salutano. Tutto ciò gli ha dato grande consapevolezza». Vavassori ha un piccolo vantaggio: aver già giocato tre match nel Masters 1000 di Miami, due di qualificazioni e uno nel tabellone principale.


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Non sono stati però giorni semplici in Florida.
«Sapevamo che campi e palle erano ottimali per Andrea, ma è giunto a Miami molto scarico mentalmente. Era arrivato in California dopo una lunghissima trasferta in Sudamerica. A Indian Wells è giunto in semifinale in doppio non allenandosi in singolare per tantissimi giorni. Singolo e doppio sono quasi due sport diversi…».

Si è però ritrovato.
«Ha dovuto resettare. È stato bravissimo a superare le tante difficoltà di questi giorni, come il match con Vacherot (era avanti 6-2 4-0 e ha vinto solo al tie-break del terzo set). In tabellone, contro Cachin, è riuscito a rimanere nel “qui e ora” e ha saputo fare la differenza».

Che rapporto c’è tra Andrea e Sinner?
«Grande stima. Jannik è davvero così come appare: genuino, semplice, una persona notevole. Il suo spessore umano è grande».

Pensa che Andrea possa soffrire un po’ un palcoscenico così grande?
«Non più. Dopo le recenti esperienze a Buenos Aires (contro Alcaraz; ndr) e sul centrale di Melbourne, Andrea mi ha confessato di non avere più ansia nel dover giocare su questi campi. È tranquillo».


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Cosa impressiona di più di Sinner?
«È incredibile nella gestione dei punti importanti. Il suo linguaggio del corpo è sempre positivo e palesa una lucidità nei momenti difficili, mista a determinazione, davvero impressionante. Il match contro Djokovic a Malaga è emblematico».

Il suo futuro?
«È quello che tira più forte di tutti, sarà presto numero 1 del mondo e vincerà tanti Slam».

Come organizzerà la difficile programmazione di suo figlio?
«Il 2024 per Andrea sarà complicato. L’obiettivo in singolare è entrare in Top 100. Se la coppia Vavassori-Bolelli continuerà a far bene, potremmo sfruttare alcune settimane in cui Simone riposerà per disputare qualche torneo Challenger in singolare. Giocheremo tutti i “big tournament” in doppio».

Quindi, come si affronta Sinner?
«Ho in mente qualche idea, vedremo se riusciremo a mettere Jannik in difficoltà».


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«Sarà bellissimo, sia per Andrea che per me, affrontare Jannik sul campo centrale di Miami». Davide Vavassori, padre e allenatore di “Wave”, non nasconde l’emozione in vista del derby azzurro di secondo turno. «Sinner è il prototipo del tennista moderno che sfrutta l’aggressività da fondo campo. Se giochi come lui, non hai scampo. Alcaraz, per esempio, riesce a dargli fastidio perché sa variare: alza le traiettorie, cambia velocità, si butta a rete con il “serve and volley”. L’unica maniera di infastidire Jannik è mischiargli le carte, evitando ovviamente il braccio di ferro da fondo». Nessuno (o quasi) credeva in Andrea Vavassori, tranne papà “Dave” e pochi altri. La crescita del piemontese, numero 25 al mondo in doppio e 148 in singolare, è stata graduale. Lavoro e sacrificio, conditi da un ottimo talento. «La finale in coppia con Bolelli agli Australian Open ha dato ad Andrea una grandissima fiducia. È cambiato anche il modo in cui viene visto nello spogliatoio, così come la maniera in cui i colleghi lo salutano. Tutto ciò gli ha dato grande consapevolezza». Vavassori ha un piccolo vantaggio: aver già giocato tre match nel Masters 1000 di Miami, due di qualificazioni e uno nel tabellone principale.


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