Non sono stati però giorni semplici in Florida.
«Sapevamo che campi e palle erano ottimali per Andrea, ma è giunto a Miami molto scarico mentalmente. Era arrivato in California dopo una lunghissima trasferta in Sudamerica. A Indian Wells è giunto in semifinale in doppio non allenandosi in singolare per tantissimi giorni. Singolo e doppio sono quasi due sport diversi…».
Si è però ritrovato.
«Ha dovuto resettare. È stato bravissimo a superare le tante difficoltà di questi giorni, come il match con Vacherot (era avanti 6-2 4-0 e ha vinto solo al tie-break del terzo set). In tabellone, contro Cachin, è riuscito a rimanere nel “qui e ora” e ha saputo fare la differenza».
Che rapporto c’è tra Andrea e Sinner?
«Grande stima. Jannik è davvero così come appare: genuino, semplice, una persona notevole. Il suo spessore umano è grande».
Pensa che Andrea possa soffrire un po’ un palcoscenico così grande?
«Non più. Dopo le recenti esperienze a Buenos Aires (contro Alcaraz; ndr) e sul centrale di Melbourne, Andrea mi ha confessato di non avere più ansia nel dover giocare su questi campi. È tranquillo».