Inter, il trionfo dei trionfi

Scudetto, Champions e Coppa Italia: Mou si è preso tutto con strategie vincenti e un gruppo d’acciaio
Inter, il trionfo dei trionfi
Alberto Polverosi
7 min

Nell’anno del Triplete dell’Inter, la prima cosa che viene in mente al cronista è una frase di Mourinho nella sala stampa del Camp Nou, dopo aver eliminato il Barcellona del suo caro nemico Guardiola: «Loro felici con la palla, noi felici a Madrid», dove si sarebbe giocata la finale di Champions contro il Bayern. Il secondo ricordo è invece legato proprio a quella finale. Durante il riscaldamento delle due squadre sul manto del Bernabeu, lo stesso cronista si avvicina a un collega e gli dice: «E’ impossibile che Milito non faccia almeno un gol a Demichelis e Van Buyten», la coppia centrale della difesa del Bayern Monaco, due difensori che per girarsi ci mettevano un quarto d’ora. Milito di gol ne segnerà due per il 2-0 dell’Inter.

Inter, che squadra

Duemiladieci, un anno che Massimo Moratti non potrà mai dimenticare. Scudetto, Coppa Italia e Champions League, il Triplete dei sogni nerazzurri, il trionfo dei trionfi firmato da un uomo che aveva incarnato fin da subito lo spirito dell’Internazionale, José Mourinho. Moratti gli aveva consegnato una squadra fortissima, fisicamente imbattibile, e Mou l’aveva trasformata in una squadra dominante. Un portiere, Julio Cesar, che in quella stagione divenne il più forte della Serie A e della Champions, una difesa tecnica e solida con il fantastico Maicon a destra e il più tattico Chivu a sinistra, al centro Lucio-Samuel e ogni tanto il tecnico portoghese li alternava con Materazzi e Cordoba; in mezzo un trio pazzesco formato da Cambiasso(- mente lucida, sguardo attento: al Camp Nou fece una partita sensazionale non lasciando un solo spiraglio ai catalani), Zanetti e Thiago Motta, la prima alternativa ai tre era un certo Stankovic...; poi Sneijder trequartista (classe e tecnica in dosi massicce), con Milito ed Eto’o in attacco, sostituiti in diverse occasioni da Balotelli e Goran Pandev.

Inter, davanti alla Roma

In ordine cronologico il primo pezzo della tripletta nerazzurra arriva il 5 maggio all’Olimpico nella finale di Coppa Italia: 1-0, naturalmente gol di Milito che metterà la sua firma su tutt’e quattro i gol decisivi e finali della stagione. L’Inter batte la Roma di Claudio Ranieri. A quei tempi, fra José e il tecnico testaccino non corre buon sangue. E’ il portoghese a infiammare la polemica, la replica di Ranieri ha uno stile molto più british, il suo stile. Alla finale l’Inter arriva dopo aver eliminato il Livorno, la Juventus e la Fiorentina in semifinale (battuta a San Siro e al Franchi). Lo scudetto è di nuovo una storia a due, le solite due, Inter e Roma. Alla vigilia della 35a giornata la squadra di Ranieri è in testa alla classifica con un punto in più dei nerazzurri (71 a 70). Il sorpasso coincide con un capitombolo dei giallorossi in casa contro la Sampdoria: segna Totti, ma poi Pazzini, futuro interista, firma la doppietta. Nella stessa giornata l’Inter batte l’Atalanta 3-1 e da quel momento sarà imprendibile. Vince a Roma contro la Lazio, quando i tifosi laziali chiedono ai loro giocatori di lasciare i tre punti all’Inter, squadra con cui sono gemellati, per evitare lo scudetto romanista: 2-0 per i nerazzurri. Incredibile il 4-3 a San Siro contro il Chievo alla penultima. La Roma è sempre lì, a due punti, ma a Siena, nell’ultima di campionato, Diego Milito piazza il gol-scudetto. Inter 82 punti, Roma 80. E siamo a due trofei.

Inter, i gironi di Champions

L’impresa in Champions ha qualcosa di incredibile. Nel girone iniziale ci sono Barcellona, i russi del Rubin Kazan e gli ucraini della Dinamo Kiev. A Kazan la combina grossa Balotelli. Ammonito dopo 20 minuti, quando rientra dallo spogliatoio dopo l’intervallo Mourinho lo chiama vicino alla panchina e gli dice: «Mario, mi raccomando, loro ti provocano, stai attento, sei già ammonito». Un quarto d’ora, fallo di reazione, secondo giallo, Balotelli espulso. La vera svolta è nel gelo di Kiev, a 4 minuti dalla fine un gol di Andriy Shevchenko al 20’ del primo tempo sta eliminando l’Inter non solo dalla Champions ma anche dall’Europa League. Tre punti in quattro partite, alla quinta l’aspetta il Barcellona al Camp Nou, alla sesta chiusura col Rubin Kazan a San Siro. Il cambio di Mourinho nell’intervallo sembra un colpo di teatro, in realtà è la mossa decisiva. In campo ha già tre attaccanti (Sneijder, Milito ed Eto’o) più Stankovic che non è proprio un centrocampista difensivo, mette dentro anche Balotelli togliendo Chivu, l’Inter rimonta con i gol di Milito a 4’ dalla fine e di Sneijder tre minuti dopo.

Inter, la fase ad eliminazione diretta

Negli ottavi fuori il Chelsea di Ancelotti. José è fortunato all’andata (2-1 con un rigore non concesso ai londinesi), ma nel ritorno fa un capolavoro, chiedendo a Pandev ed Eto’o di trasformarsi in terzini per poi ripartire. Uno a zero per l’Inter, gol di Eto’o, con Carletto impietrito davanti alla sua panchina. Con due vittorie i nerazzurri fanno fuori il Cska Mosca per arrivare alla sfida delle sfide, Inter-Barcellona, Mourinho di nuovo contro Guardiola. A San Siro 3-1 per i futuri campioni d’Italia. E’ la partita del vulcano islandese, l’Eyjafjallajökull che, con l’eruzione di un mese prima, fa chiudere gli aeroporti di mezza Europa e costringe il Barcellona a raggiungere Milano in pullman, con un viaggio di 15 ore, oltre una sosta a Cannes per la notte. Al ritorno, altra polemica. Mourinho imposta una partita difensiva per proteggere il 3-1 dell’andata ma al 27’ l’arbitro belga De Bleeckere manda fuori Thiago Motta col secondo giallo, dopo un tocco veniale del centrocampista italo-brasiliano sulla faccia di Busquets che fa una scena incredibile. Mourinho va alla panchina di Guardiola e dice a Pep in un orecchio: «Tranquillo, non avete vinto». La partita difensiva dell’Inter si trasforma in un catenaccio puro, fino all’84’ non passa niente. Poi Pique segna, ma alla fine è l’Inter che va in finale. Mourinho e Oriali corrono sotto la curva dei tifosi nerazzurri e proprio in quel momento parte l’irrigazione del Camp Nou. Mai doccia fu più rinfrescante. La finale di Madrid non ha storia, doppietta di Diego Milito, Bayern quasi non pervenuto. Il Triplete è servito.


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