Dalle parole ai fatti. Lo sport che diventa una cosa seria, una cosa più seria di quello che è sempre stata. Lo sport che si fa legge e diventa istituzionale. Un viaggio lungo, lunghissimo, spesso nel deserto, da soli contro tutti. Ma ogni viaggio ha una fine e dietro un percorso e il Convegno dell’ANIF (l’Associazione che raggruppa i centri sportivi italiani) di sabato scorso a Bologna ha rappresentato proprio il senso di quello che si è fatto e non a caso il Presidente ANIF, Giampaolo Duregon ha voluto sottolinearlo: «E stato importante per noi essere a Bologna e parlare finalmente di una Riforma che è diventata legge.
Erano ormai tanti anni che ci lavoravamo ed il testo approvato dal Governo Draghi presentava diverse criticità che l’avrebbero reso impossibile da applicare nella realtà che rappresentiamo. Siamo molto soddisfatti di poter invece verificare che nel testo definitivo sono stati accolti quasi tutti gli emendamenti presentati da ANIF nei mesi passati. È stato un lavoro fatto a più mani con il prezioso contributo dei nostri tecnici e consulenti, nonché dei politici che ci hanno dato fiducia e ascoltato. Ci sono ancora aspetti migliorabili, soprattutto per permettere a tutti gli operatori di adeguarsi. Sarà un importante salto in avanti per il nostro settore, tuttavia i centri sportivi italiani sono ancora in una delicata fase di ripresa (post-Covid prima e caro-bollette poi) e quindi ci auguriamo che questo venga preso in considerazione. Sono altresì contento di poter avere oggi un interlocutore di grande spessore professionale e umano come Andrea Abodi, neo eletto Ministro dello Sport con il quale mi sono già confrontato. Sono certo che riuscirà a dare un concreto aiuto al comparto sportivo. Conosce da vicino le dinamiche delle ASD e SSD, quindi saprà certamente venire incontro alle reali necessità».
Dopo l’intervento di apertura di Duregon, ha preso la parola l’Avv. Alberto Succi, da sempre al fianco di ANIF che ha ricordato l’iter della riforma: «Il Decreto legislativo 28 febbraio 2021 costituisce un prezioso strumento per la gestione delle attività sportive. Soprattutto per il settore del fitness, costituisce un riferimento molto utile per i gestori, poiché fornisce un quadro normativo completo, che risolve molte situazioni di incertezza causate dalla precedente disciplina frammentaria e incompleta, origine di incertezze interpretative sia in sede di verifiche tributarie e previdenziali, sia in sede di contenziosi giudiziari. In particolare, l’introduzione della contribuzione previdenziale per i lavoratori sportivi, come gli istruttori, soprattutto con riferimento ai collaboratori coordinati e continuativi, per i quali è stata adottata una soluzione che contempera le esigenze di contenimento dei costi di gestione con il diritto alla contribuzione pensionistica di questa tipologia di lavoratori. Infine, - ha concluso Succi - il nuovo testo sancisce la legittimità dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa con i lavoratori sportivi, nonostante molto spesso essi siano stati oggetto di contestazione, sia da parte di alcuni lavoratori che degli enti previdenziali, peraltro spesso disconosciuti in sede giudiziaria. Con l’entrata in vigore della nuova disciplina, i gestori potranno svolgere la propria attività più serenamente e i collaboratori sportivi avranno maggiori tutele previdenziali».
Gli aspetti lavoristici e fiscali sono stati affrontati dal dr. Claudio Canale e dal dr. Marco Piraccini. Canale ha evidenziato come con la Riforma dello Sport, grazie anche agli emendamenti presentati dall’ANIF, si assiste al primo intervento del legislatore, teso ad una seria e profonda riforma del mondo sportivo. Il Dottor Piraccini, esperto di lavoro sportivo, ha invece puntato sui sostanziali cambiamenti che hanno interessato il lavoro nel mondo dello sport: più tutele per i lavoratori sportivi e contestuale salvaguardia dell’impresa sportiva.
Interessante, infine, l’intervento da remoto dell’Avv. Guido Martinelli: «Le positività della riforma sono, a mio avviso, riconducibili ad alcuni aspetti cruciali. In primis, si è riconosciuto espressamente che si possa fare impresa anche nello sport prevedendo una sia pure parziale possibilità di distribuzione di utili. Al contempo, finalmente, si è giunti ad una chiarezza nei rapporti di lavoro con gli operatori che consentirà maggiore serenità e tutela per tutti. Procrastinare ulteriormente l’entrata in vigore della norma, aumenterebbe il periodo in cui i gestori sono a “rischio” accertamento, accertamento che ove accadesse coinvolgerebbe anche tutte le annualità non ancora prescritte ma, soprattutto, lascerebbe in mano ai lavoratori una importante arma di pressione sui gestori che potrebbero minacciare azioni fondate sui principi ricordati sanciti dalla Suprema Corte».