Scherma, Marini: "Sono folle, mi piaccio imperfetto"

Tra moda, stravaganze e soprattutto fioretto il campione del mondo adesso punta dritto all’Olimpiade
Scherma, Marini: "Sono folle, mi piaccio imperfetto"© ANSA
Lorenzo Scalia
4 min

Pane, moda e fioretto. Tommaso Marini è cresciuto così, con una mamma che faceva l’indossatrice e il papà che ricopriva il ruolo di rappresentante di uno showroom. E’ alto 1.94 cm, ha i capelli lunghi, pircing, bracciali e a volte unghie da manicure con smalti colorati. Insomma, non è un tipo che passa inosservato nella vita di tutti i giorni. «Io sto bene con tutte le mie sfaccettature. Da fuori magari qualcuno potrebbe vedere una pecora nera che in realtà non c’è». La scorsa settimana Marini si trovava a Roma come punta di diamante del mondo sportivo per il workshop della Federscherma dedicato ai progetti rivolti alla promozione della disciplina nelle scuole, tra i giovani e tra le categorie fragili. «Sto qui perché voglio dare il mio contributo. Sono fiero di far parte di questa federazione», ha detto il campione della Fiamme Oro che a 23 anni ha vinto il Mondiale a Milano. Adesso punta alle Olimpiadi di Parigi per entrare nella storia.

Marini, le Olimpiadi sono dietro l’angolo...
«Non mi posso nascondere. Parigi è il mio grande obiettivo».

Come sta?
«Sono stato meglio. Vengo da un intervento alla spalla. Sto recuperando in fretta ma senza mettermi fretta. Scusate il gioco di parole però mi sto impegnando molto per risalire in pedana il prima possibile con la consapevolezza che lo farò quando non ci sanno rischi».

È stato l’anno della consacrazione con l’oro al Mondiale di Milano?
«Non lo so. Mi sono sempre reputato un atleta di alto livello a prescindere dal palmares. Al Mondiale ho messo un risultato nel cassetto che mi ha riempito di gioia. Credo di essere rimasto sempre lo stesso. Una persona con grande autostima indipendentemente dallo sport».

Quanto ha inciso nella sua crescita la scuola di Jesi?
«Ha fatto la differenza. Cerioni, Vezzali, Trillini, Di Francisca e altri molto forti sono andati alle Olimpiadi partendo da lì. È un club fortissimo con delle radici solide fondate dal maestro Triccoli. Tutti i campioni che ho nominato hanno una punta di follia. Questa cosa mi stimola. E quindi anche io ho trovato la mia vena di follia e l’ho espressa in pedana».

Cosa intende per follia?
«Siamo abituati a un prototipo di sportivo perfetto. Io non mi ritengo neanche vicino alla perfezione. Credo che nemmeno i campioni usciti da lì lo siano, hanno sempre avuto delle caratteristiche diverse dalla massa. Hanno e avevano personalità forti e funzionali per stare al mondo a testa alta».

Il suo idolo chi è?
«Jared Leto. Un’opera d’arte vivente».

Si sente l’erede di Montano?
«Siamo persone molte diverse. Ma sarebbe un onore essere un suo simile, sia dal punto di vista sportivo che umano».

Cosa vuole fare da grande?
«Non l’astronauta perché soffro di claustrofobia. Non so. Il modello e l’atleta, forse. Però adesso sono concentrato solo sulla scherma».

Quando non è in palestra cosa fa?
«Dormo».

Tempo per l’amore?
«Non c’è. Se arriva è una cosa naturale. Diciamo che provo a non cercarlo...».


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