Paolo Rossi, lo strazio della moglie: “Sono arrabbiata con Dio”

In una struggente intervista a Verissimo, Federica Cappelletti racconta gli ultimi giorni dell'ex campione del mondo
Paolo Rossi, lo strazio della moglie: “Sono arrabbiata con Dio”© Instagram
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È trascorso quasi un anno dalla morte di Paolo Rossi, ma la moglie Federica Cappelletti non trova pace. Troppo dolore per la scomparsa del marito, simbolo della vittoria del Mondiale del 1982, che si è spento il 9 dicembre 2020 dopo una battaglia contro un tumore ai polmoni. A quasi un anno dal triste evento, Federica ha scritto un libro intitolato Per sempre noi due in uscita il 30 novembre e dedicato a Paolo. “È iniziato tutto a marzo 2020, dopo che siamo tornati da un viaggio alle Maldive”, ha dichiarato la Cappelletti in una struggente intervista a Verissimo. “Ho notato che Paolo era dimagrito molto. Siamo andati a fare degli accertamenti che ci hanno dato, purtroppo, il verdetto che mai avremmo voluto sentire. Ma non abbiamo mai perso la speranza, fino a un mese dalla morte abbiamo combattuto per cercare di vincere il nostro mondiale”.

La terribile diagnosi a inizio pandemia

Il tumore è stato diagnosticato a marzo 2020, il mese in cui l’Italia sprofondava nell’incubo Covid. “Abbiamo scoperto una nuova intimità. Durante il lockdown eravamo sempre e solo noi due e lui e si è affidato totalmente a me. È stato faticoso, ma è stato bello poter vivere il nostro amore anche durante quel periodo. Lui aveva capito tutto, ma a un certo punto ho iniziato a raccontargli mezze verità, perché volevo vederlo sereno e positivo. Paolo non parlava molto, ma ogni tanto mi abbracciava e piangeva”.

L’ultimo abbraccio con le figlie

“Nell’istante in cui il medico mi ha confermato che non c’era più niente da fare, ho voluto portarle a salutarlo - ha confidato Federica a Silvia Toffanin -. Paolo quando le ha viste si è illuminato e tutti e tre hanno capito che quella era l’ultima volta che si vedevano. Le bimbe prosegue sono delle guerriere, sono brave e sono molto orgogliosa di loro”. E infine, c’è spazio anche per un’importante consolazione: “Lui è sempre dentro di me. Sono ancora arrabbiata con Dio, ma il Papa mi ha detto che è giusto così perché anche la sofferenza è una forma di preghiera. Mi conforta il fatto che Paolo sia stato felice e amato fino all’ultimo. Non si è mai sentito solo”.


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