Road House, Gyllenhall abbraccia il pugilato tra scazzottate e inseguimenti

Su Prime Video è disponibile la pellicola che è un remake del film culto uscito nel 1989 e interpretato da Patrick Swayze
Road House, Gyllenhall abbraccia il pugilato tra scazzottate e inseguimenti
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Nel 1989 uscì un film che divenne un culto. Si trattava di "Il duro del Road House", una pellicola action che si reggeva sul volto inimitabile di Patrick Swayze, da due anni al centro del mondo grazie al successo planetario della pellicola Dirty Dancing. Là dentro c'era tutto quello che un film di quel genere deve avere: scazzottate, sparatorie, inseguimenti in auto e tutto il corollario.

Trentacinque anni dopo arriva su Prime Video il remake di quella pellicola e ad interpretare l'ex pugile professionista Elwood Dalton stavolta c'è Jake Gyllenhaal, uno degli attori più riconoscibili e carismatici del cinema hollywoodiano. Per la parte si è preparato come mai in precedenza, allenandosi duramente per mesi accanto ai campioni della MMA. Il corpo modellato per interpetare un duro che ha voglia di mettersi alle spalle un passato turbolento che inevitabilmente continuerà ad inseguirlo. 

La trama di Road House

La trama segue abbastanza fedelmente quella dell'originale dell'89 e Gyllenhaal fa un grande lavoro per distanziarsi pur mantenendo intatte alcune caratteristiche in comune con il Dalton (James, in quel caso) di Patrick Swayze. Il film è godibilissimo ed è quasi inevitabile finire per mettersi al fianco del protagonista, un ex pugile professionista caduto in disgrazia che per campare diventa buttafuori a Florida Keys, vicino a Miami. La clientela è irrequieta, un investitore ricco vuole acquistare la zona e farci un resort di lusso, un ex “collega” di Elwood (il pugile Conor McGregor) arriva ad aggiungere pepe alla situazione. Elwood dovrà sfoderare tutta la sua conoscenza della boxe in più di un’occasione. Il regista Doug Liman (Mr. & Mrs. Smith, Barry Seal) ce la mette tutta per rendere il film il più originale possibile, a cominciare da un uso a volte eccessivo della soggettiva. 


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