Una lettera di 4 pagine, una rarità!, mi scrisse uno dei suoi due biografi, Fabio Marchese Ragona, il vaticanista di Mediaset che fece da collegamento tra noi e Papa Francesco, al quale avevo chiesto di recapitare una lettera sperando che ci regalasse un saluto. La stessa cosa feci col presidente Mattarella ricevendo un affettuosissimo messaggio che orgogliosamente pubblicammo il 20 ottobre scorso, nella prima pagina dell’edizione del centenario del giornale, insieme a quello del Santo Padre.
C’è un passaggio della lettera del Papa che ne descrive perfettamente l’umanità, l’umiltà, la semplicità che è un valore eterno. E l’unicità.
“Ringrazio il Direttore Ivan Zazzaroni per avermi inviato una bella lettera parlando del centenario del giornale - scrive - e mi fa piacere essere vicino a voi in questo giorno di festa. Se penso allo sport, e alla mia patria, l’Argentina, prima ancora che pensare ai grandi impianti calcistici, come la Bombonera, penso a quando da bambini si giocava a calcio con una palla fatta di stracci. Tanti campioni hanno iniziato così, giocando con gli amici in modo spensierato in campi improvvisati tra le case, anche in contesti molto poveri. Quanto è bello sperimentare il senso della fraternità: si gioca, e si gioca insieme, e si sa che si è avversari soltanto sul campo, mai nemici. Si impara la gioia per la vittoria e si conosce il sudore e l’impegno che sono costati, si impara anche dalla sconfitta, cercando di rialzarsi e di far tesoro degli errori commessi per provare a superarli la prossima volta, o semplicemente ad accettare la propria diversità e il proprio limite: siamo tutti preziosi ed unici, ma non siamo perfetti. Qualcuno dice che io sia tifoso del San Lorenzo, una squadra argentina: rimane un segreto, però una cosa mi pare bella nella storia di quella squadra”.
“Siamo tutti preziosi ed unici, ma non siamo perfetti” è un’affermazione che va molto oltre il discorso sportivo. A rileggerle ora, quelle parole, hanno ben altro peso, mandano in tono sereno un messaggio d’allegria come di disperazione: ritrovava fra il popolo semplice l’umanità e il calore che gli negavano i potenti sempre in guerra.
Un campo di calcio - fra due mondi così lontani e tanto vicini - la risposta pacifica ai lutti quotidiani proposti da una finta ricerca di pace. Ha provato a giocare con la sua gente, da uomo c’è riuscito; da Papa l’hanno sconfitto, ma da oggi, con il suo esempio, lo capiranno tutti che la pace non si cerca a parole. Francesco ha offerto la sua vita in sacrificio.
Gli angeli vengono a trovarci - secondo la scrittrice inglese George Eliot - e li riconosciamo solo quando se ne sono andati.
Noi il nostro l’abbiamo riconosciuto fin dal primo istante.