La Virtus riparte da Calvani: “Io come Ranieri? Lui è un modello”

Appassionato, lavoratore instancabile e romano: il nuovo coach si racconta
La Virtus riparte da Calvani: “Io come Ranieri? Lui è un modello”
© CIAMILLO
Fabrizio Fabbri
4 min

È carico Marco Calvani. Ha accettato di rimettersi in gioco nella sua città, Roma, alla guida della Virtus 1960 in B nazionale. È il club che ha raccolto l’eredità di quello che aveva in bacheca uno scudetto, una Coppa dei Campioni, una Korac, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa ma che, per problemi economici, è scomparso dal panorama cestistico nel dicembre del 2020. 

 

Calvani, cosa la ha convinta ad accettare questa nuova sfida? 

«È la società ad avermi scelto, non viceversa. Potevano andare su altri allenatori ma hanno puntato forte su di me. Nei colloqui che abbiamo avuto ho percepito la volontà di strutturarsi in maniera forte per poter avere le giuste ambizioni. Ora tocca a noi, a me ed ai ragazzi, sostenere questa grande voglia. Alle spalle ci sono i tifosi. Vedere, come ho fatto io di persona, il Palazzetto esaurito anche in B regionale, accresce il senso di responsabilità».  
 
Che squadra ha in mano? 
«Sono qui da poco ma la percezione è più che buona. Fare ora dei proclami sarebbe da presuntuoso. Non ho certo la sfera di cristallo, se non farei un altro lavoro. Vedendola dal vivo, come spettatore, ho avuto sempre l’impressione di un gruppo che ha un senso. Io cercherò di dargli un’impronta difensiva, come è stato sempre nella mia storia cestistica». 
 
Potrà essere il Ranieri della Virtus Roma 1960? 
«Non bestemmiamo per favore. Lui è unico e io sono un suo grande estimatore. Ho letto il suo libro sulla stagione al Leicester. È un modello, come uomo e come tecnico. Ed essere romano, come per me, lo considero un valore aggiunto». 
 
Prende il posto di un suo ex giocatore. 
«Credo di conoscere Tonolli come pochi. È stato un esempio come atleta per attitudine al lavoro, trasparenza nei rapporti ed onestà. Ero nello staff quando è arrivato a Roma giovanissimo, abbiamo fatto sette anni insieme e ci siamo ritrovati nel biennio che ha portato alla finale scudetto. Non è casuale che abbia giocato 20 anni nello stesso club». 
 
Emozionato per questo nuovo inizio? 
«Emozionato no. Ho i capelli bianchi, alleno da tanto tempo, fossi stato più giovane forse sarebbe stato diverso. Sono felice e responsabilizzato nel cominciare a scrivere una pagina di un nuovo libro». 
 
Il roster è completo o vi guarderete attorno? 
«Non ne abbiamo parlato. Ora devo capire il valore di questo gruppo. Fino a poche ore fa ero uno spettatore esterno. Non vorrei fare alcun cambiamento perché inserire o togliere può creare squilibri. Ho scoperto poi una grande coesione tra i ragazzi che si trasporta anche fuori dal campo. Escono insieme, vanno spesso a cena. Non è detto che questo debba accadere sempre. Ma quando succede aiuta e se in campo c’è da dare una mano a un compagno c’è più disponibilità». 
 
I tifosi sono dalla sua parte. Cose vuole dire loro? 
«Sono stato sommerso da una marea di manifestazioni d’affetto. Il mio cellulare si è bloccato per la enorme mole di messaggi. Risponderò a tutti, nessuno escluso, mi ci vorrà un po’ di tempo. A loro dico che ci dovrà essere una totale comunità di intenti per poter raggiungere un obiettivo. La coesione tra tutte le componenti sarà essenziale e potrebbe essere un’arma in più per la squadra. Il pubblico può essere il vero sesto uomo. E così vorrei fosse per noi». 


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