Petrucci non molla Pozzecco dopo il flop Olimpiadi: "Avanti insieme"

Il presidente della Federbasket parla in esclusiva al Corriere dello Sport: "Il contratto del ct scade il 31 agosto, proporrò il rinnovo"
Paolo De Laurentiis
7 min

ROMAPrima la salute: "Sto bene, stiamo bene, sia io che mia moglie". Gianni Petrucci, 78 anni, presidente della Federbasket, tre mesi fa è stato coinvolto in un incidente che avrebbe anche potuto non raccontare: la macchina nella scarpata, l’intervento dei Vigili del fuoco, l’elicottero, la terapia intensiva. "Sono un miracolato, non ho mai perso conoscenza ed ero convinto di morire. Per fortuna il telefono non ha mai smesso di funzionare e ho potuto chiedere aiuto. Il buon Dio mi ha aiutato. Ora è passata: a San Juan, nei giorni del preolimpico, sono anche andato a correre". 

ITALIA, NIENTE OLIMPIADI DI PARIGI

L'intervista a Petrucci 

Tornando a cose più terrene: il basket è fuori dall’Olimpiade. 
"In buona compagnia".
Dovrebbe consolarci? 
"È la realtà. Con noi sono rimaste a casa altre grandi squadre: la Slovenia di Doncic, la Croazia, la Lituania, l’Argentina e la Turchia. Siamo dispiaciuti ma il basket di oggi è questo e andare all’Olimpiade è sempre particolarmente difficile. Ai giocatori non posso rimproverare niente e Datome si è calato meravigliosamente nel nuovo ruolo". 
 
Pozzecco è in discussione? 
"No, il suo mandato scade il 31 agosto. Porterò la proposta di rinnovo nel consiglio federale perché dopo l’estate cominciano le qualificazioni europee". 
 
E Petrucci si ricandida alla guida della Federbasket? 
"Sì, elezioni il 20-21 dicembre all’Olimpico. In questo anni abbiamo centrato due qualificazioni mondiali e una olimpica, nel 2021, a Tokyo. Dove abbiamo chiuso quinti, miglior piazzamento di tutte le squadre azzurre. La gestione globale non è stata così fallimentare come qualcuno vuole far credere". 
 
Il rumore dei nemici. 
"Mi insultano in parecchi ma io sguazzo in queste cose. Penso alla tristezza di quando mi ignoreranno perché vorrà dire che sono finito. Invece della cultura della sconfitta noi siamo alla cultura dell’insulto ma non mi faccio troppi problemi. Né io né Pozzecco abbiamo voglia di dimetterci: dopo l’eliminazione era dispiaciuto, mi ha detto che lui come gli altri ce l’avevano messa tutta, ma è un combattente e non si tira indietro". 
 
Analogie con il calcio e relative delusioni? 
"Penso poche. Ho vissuto quel mondo e lo conosco bene. Non capisco, piuttosto, perché quando si fallisce un obiettivo il presidente dovrebbe dimettersi. Sono atteggiamenti che non condivido". 
 
Calcio e basket spingono per l’autonomia. 
"Giovanni (Malagò, ndr) si dispiacerà, ma io sono favorevole all’autonomia delle Leghe. Ogni momento storico porta cambiamenti, forse ci siamo". 
 
In che modo? 
"Se le Leghe maggiori di calcio e basket avessero maggiori poteri non ci vedrei nulla di male, sono quelle che hanno maggiore visibilità e maggiore impatto economico. Tra l’altro, per dirla tutta, non stiamo parlando neanche di un centro di potere ma di un centro di insulti. Non sto dicendo che dobbiamo cambiare tutto adesso, ma parlarne per avviare un processo da realizzare a tempo debito non mi sembra così scandaloso". 
 
E i rapporti con il Coni? 
"Ma con Malagò siamo amici, ci siamo sentiti anche l’altra sera. Sappiamo quali sono le cose che non condividiamo ma ci vogliamo bene. Gli riconosco un grande merito: ha un rapporto con gli atleti molto migliore del mio". 
 
Quelli con il Governo? 
"Ho fiducia in Abodi, sono stato d’accordo sull’Authority. Sta aiutando la federazione in tanti modi, soprattutto ora che siamo entrati nella dimensione del lavoro sportivo". 
 
Il basket da dove riparte?  
"Dai giovani, da quel gruppo di ragazzi che solo pochi giorni fa ha giocato la finale del mondiale under 17, perdendo contro gli Stati Uniti che sono in un’altra dimensione: uno di loro, solo per fare un esempio, ha già un contratto da tre milioni di dollari. La nostra realtà è diversa. Negli ultimi anni le nostre giovanili hanno vinto 25 medaglie, più di una all’anno. Datome e Trainotti porteranno in Consiglio un progetto per migliorare ancora e rendere più fluido il passaggio alla senior". 
 
Troppi stranieri in campo? 
"Ci dobbiamo convivere. I giovani italiani forti ci sono, nel basket come negli altri sport. Certe dinamiche però sono cambiate a partire dalla legge Bosman e bisogna gestirle. Il problema del basket, piuttosto, è il numero di partite che devono giocare i club: l’Eurolega è un secondo campionato, le coppe non finiscono mai. Per fortuna abbiamo colossi come Armani che riescono a tenere botta". 
 
Capitolo naturalizzati. 
"Banchero per me resta un mistero. È stato lui a scriverci che era interessato a giocare con la nostra nazionale. Il nostro errore quale sarebbe stato? Credere a una cosa che ci aveva scritto? Ora noi non andiamo all’Olimpiade e lui non è stato convocato dagli Stati Uniti. Ora abbiamo DiVincenzo (27 anni, nella Nba dal 2018, un titolo nel 2021 con i Bucks, oggi a New York, ndr) che vuole venire da noi e sarebbe una bella notizia". 
 
Andrà a Parigi? 
"Dovessi andare, comprerei il biglietto. Ma sarei patetico: senza squadra, cosa vado a fare. Tiferò in televisione". 
 
Per chi? 
"Ho fatto il presidente del Coni, nessuna distinzione. Certo, venendo dal basket un occhio più attento a volley e pallanuoto, gli sport di squadra che si sono qualificati, non posso non darlo". 

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