Focolaio Italia, cosa è successo nel viaggio tra Parma e Vilnius

Ecco la ricostruzione di quello che è accaduto nel viaggio degli azzurri con la leggerezza di un membro dello staff in libera uscita
Focolaio Italia, cosa è successo nel viaggio tra Parma e Vilnius© EPA
Andrea Santoni
4 min

Sull’Italia azzurra dunque si è allungata un’ombra inquietante, quella dei contagi da coronavirus, che si sta riverberando sul campionato italiano, con riflessi anche in Francia e Germania. Dopo Bonucci (Juventus) e Verratti (Psg), già colpiti al loro rientro da Vilnius, ieri sono risultati positivi Florenzi (Psg) e Grifo (Friburgo), oltre a Sirigu (secondo l’Ansa, dato che il club granata non ha dato conferma, come sua consuetudine) e Cragno (Cagliari), mentre a Torino, sponda bianconera, si sussurra di un caso “di debole positività” e a Milano circolano indiscrezioni su un altro nome di peso (milanista) coinvolto. Nel giro di una settimana insomma una quindicina di uomini della Nazionale sono stati aggrediti dal virus (in realtà si può affermare che l’emergenza ha assunto dimensioni ben maggiori, in ambito Figc). Alla mezza dozzina di calciatori bisogna aggiungere gli otto uomini, sei dello staff tecnico (in pratica tutti i collaboratori del ct), due di quello federale, primi a manifestare il contagio all’inizio della scorsa settimana.

Una situazione che preoccupa e imbarazza. Il presidente Gravina, negativo e in quarantena (come la maggior parte dei suoi collaboratori), ha annullato tutti i prossimi appuntamenti (compreso uno con la Sottosegretaria allo Sport, Vezzali), seguendo con attenzione l’evolversi della situazione. Intanto all’interno di molti club coinvolti il malumore per l’accaduto è stato fin qui mascherato a stento. Per fortuna il primo gruppo di contagiati sta complessivamente bene, con sintomi contenuti. Un dato confortante, viste anche certe situazioni di grave fragilità.

La leggerezza di un membro della spedizione azzurra

Il timore diffuso è che nelle prossime ore la situazione diventi ancora più “rossa”, dato il maturare dei tempi tristemente canonici per l’emergere di una positività. Come è evidente dagli accadimenti, vista la certa applicazione dei protocolli all’interno del gruppo squadra, non è arbitrario ipotizzare che qualcosa non ha funzionato nei comportamenti dello staff. Pensare a una “leggerezza” da parte di un membro in “libera uscita” prima di Sofia non ci pare esercizio dietrologico. Assistenti tecnici che prima si sono contagiati al loro interno, coinvolgendo poi Bonucci, per molti motivi l’elemento ad aver avuto più contatti con loro. Da escludere però che la bottiglia stappata dal capitano con i compagni per le sue 100 presenze azzurre, abbia potuto provocare alcunché.

Tutti gli approfondimenti sull'edizione del Corriere dello Sport-Stadio


© RIPRODUZIONE RISERVATA