Brambati svela: "Ci davano pasticche come caramelle. Quel giorno che marcai Maradona..."

Le rivelazioni dell'ex difensore in un'intervista alla trasmissione televisiva 'Le Iene': ecco che cosa ha detto
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ROMA - "Il Micoren era un farmaco e lo prendevo praticamente tutte le domeniche. Ti aumentava la capacità polmonare. Qualche anno dopo è risultato proibitissimo ed è risultato doping". A parlare è Massimo Brambati, 56enne ex calciatore tra le altre di Torino, Empoli, Bari e Palermo (ha vestito anche l'azzurro con l'Under 21 e la Nazionale Olimpica del 1988) che è stato intervistato dalla trasmissione televisive 'Le Iene' (le sue dichiarazioni andaranno in onda nella puntata in programma domani, martedì 7 febbraio). "Sembravano delle Zigulì e io ne ho prese tante - ha aggiunto l'ex difensore -. È per questo che sono molto preoccupato, in funzione del fatto che ci possa essere una correlazione con queste medicine e tutte le cose che sono successe agli ex calciatori più avanti negli anni. Con Gianluca Vialli ho partecipato al Mondiale militare, quando vedi qualcuno con cui hai condiviso qualcosa morire ti vengono in mente queste cose. Mi preoccupano anche tutte le flebo che ho fatto prima delle partite, io non so esattamente cosa ci potesse essere, se non che mi dicevano che c'erano degli zuccheri o che c'era questa corteccia surrenale, bandita successivamente".

Flebo e pastiglie

Ma come e dove venivano somministrate queste flebo? "O la sera prima della partita in albergo, o la mattina stessa della gara. E siccome ne ho fatte parecchie sono sicuramente molto preoccupato. C'erano delle condizioni ambientali molto particolari: 100% di umidità, 30 gradi, ti aiutavano a far sì che tu potessi ritornare a essere performante nel più breve tempo possibile". Questi gli effetti che davano: "Era un effetto molto strano, ricordo che fino alle 5, alle 6 del mattino guardavo il soffitto perché non riuscivo a prendere sonno". L’ex giocatore racconta anche di quando ha provato a parlare pubblicamente del contenuto di quelle flebo: "Mi è stato un po’ consigliato di tacere e di non parlarne più, di non dare seguito alla cosa. Da chi? Dalla Federazione Italiana Gioco Calcio. Mi mandarono una lettera, diffidandomi a parlare ancora di queste situazioni, altrimenti avrebbero preso dei provvedimenti. Ma la pelle è mia e vorrei che qualcuno mi venisse a dire che non c'è nessuna correlazione tra quello che abbiamo preso e alcune malattie che si verificano spesso sui calciatori".

Quel giorno con Diego

"Tornando ai farmaci, Brambati spiega che il Micoren "era una pillola che tu prendevi e ingoiavi mezz’ora prima della partita nello spogliatoio senza nasconderti. Te la dava il dottore, sapevi che la tua performance probabilmente sarebbe migliorata". E praticamente nessuno faceva resistenza: "No, ti dico la verità. Tieni presente, comunque, io avevo 19-20 anni e non facevi neanche troppe domande". Una spiegazione poi sugli effetti 'positivi' ("sostanzialmente ti dava più capacità polmonare") e su quelli negativi a fine gara ("Ho spaventato anche mio padre una volta, dopo una partita. Quel giorno marcavo Maradona. E quando sono andato al bar a bere una cosa con lui, non riuscivo a tenere in mano la tazza perché tutto il liquido fuoriusciva, mi tremava la mano. Avevo l'occhio abbastanza vitreo e mio padre si accorse, mi chiese, però io non ebbi il coraggio di dire la verità, diciamo"). Alla domanda se il Micoren lo aiutò a marcare Maradona, questa la risposta di Brambati: "Maradona non lo potevi marcare neanche con tre Micoren. Però c'era anche un altro preparato che ci davano, che si chiamava Anemina, era una pasticca che aumentava i riflessi".

 


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