Palmese in crisi. Via Sarnataro: torna Pietropinto

Vesuviani in caduta libera. Inevitabile il cambio di allenatore. Ufficializzata una suggestiva soluzione interna: squadra allo Stregone di Eboli attuale dt
Palmese in crisi. Via Sarnataro: torna Pietropinto
6 min

PALMA CAMPANIA - (Luigi Alfano) A volte il pallone fa impazzire. Dopo 6 giornate di campionato la Palmese è già all’inferno. Ultimissima in classifica in un girone di ferro della serie D, non ha neppure il tempo di leccarsi le ferite. Deve dare un segno di vita. E’ chiamata ad un colpo di teatro se non vuole affondare. E nessuno per adesso sa con certezza come andrà a finire dopo l’atroce 3-4 subito in casa dal Martinafranca. Il primo a saltare ovviamente, come di regola, è l’allenatore. E Savio Sarnataro lo sa bene. In maniera signorile domenica sera ha fatto il primo passo. Ha ritirato i suoi effetti personali in segreteria. Con lui tutto lo staff. Sei  borse piene di maglieria da tenere per ricordo. Poi ha salutto i “ragazzi” nello spogliatoio. Non tutti, come si può intuire. Ha abbracciato i “giovani” che si sono dannati l’anima. Poi è uscito nel piazzale dello stadio per un volontario faccia a faccia con i tifosi della Curva che gli avevano gridato di andare via. «Sapete tutti come è andata  - ha spiegato il mister di Portici – io sono sereno perché ho dato tutto. Il girone puglese è stata una sorpresa. E noi avevamo costruito una squadra pensando a qualcosa di diverso. Non posso e non voglio fare polemica. Lo dissi il primo giorno, mi bastava anche uan sola partita per essere felice e poter dire di avere allenato la Palmese. Io vi saluto. Pensate a stare vicino alla Vostra squadra della quale resterò sempre tifoso. Nei miei occhi resta uno stadio pieno all’inverosimile a sostenere una squadra ultima in classifica. Siete la storia del calcio in Campania. Come mi diceva Crescenzo Scungio allenare qui è come allenare in A. Potrei dire tante cose, che non mi hanno dato qualche elemento che volevo, che qualcosa di anomalo si è verificato. Ma non cerco alibi. Sicuramente prenderanno dei rinforzi, ma comunque andrà sono certo che la Palmese resterà in D. E magari verrò a verderla quanto tornerà in serie C. Perché ci tornerà. Quello è il suo naturale palcoscenico».

SOLUZIONE - Al termine si è infilato in macchina per un viaggio di solo ritorno a casa e la Palmese ora è alle prese con una brutta crisi e il desiderio di rialzarsi dalla polvere in cui è finita forse senza accorgersene.  E’ finita sotto la lente di tanti allenatori che avrebbero voluto prendere il suo posto tra mille voci. In tribuna, domenica, c’erano due osservatori. Entrambi fuori dai giochi. Antonio Foglia Manzillo, tecnico di Posillipo, l’anno scorso al Casarano. In estate stava per firmare. Era la prima scelta del presidente Rega, ma si spaventò quando gli parlarono di ambizioni e restò fermo. Renato Cioffi, beneventano di Cervinara, due anni fa al Sorrento pure si è fatto accreditare. Ma forse è un falso nome. Girava anche il nome  di Carmelo Condomeni, ex Angri. E quello di  Luigi Squillante, di Sarno, negli ultimi anni poco illuminato dai riflettori. C’è chi giura ci sia stato un colloquio con Sasà Campilongo , l’anno scorso ko con la Puteolana ma sempre un nome di grido. Più famoso di lui Nello Di Costanzo, legatissimo alla Palmese, ma proiettato alle vetrine della serie C. Ma alla fine è prevalsa l'ipotesi più  clamorosa e al tempo stesso la più naturale: Mario Pietropinto il cittadino onorario di Palama Campania che in estate aveva deciso di smettere. Sarà lui a guidare la rivincita della Palmese. Lo “stregone” di Eboli che ha legato le sue fortune solo e sempre alla Palmese, allenata in tre lunghe e diverse fasi è pronto a ripartire in panchina. La riportò in serie C  conquistando anche lo Scudetto Nazionale Dilettanti. La riprese dure anni fa in Eccellenza e la riportò in serie D dopo entusiasmanti spareggi con Angri e Puteolana.

LA SCELTA - A maggio Pietropinto annunciò il suo ritiro. Sulla soglia dei 70 scelse un po' di pensione. Senza lasciare la Palmese, ovviamente. Ne divenne responsabile dell’area tecnica. Una sorta di co-presidente con Mario Rega. E non ha mai abbandonato la sua passione. Ogni domenica è in tribuna. Ogni giorno segure gli allenamenti. Sa tutto. Conosce ogni giocatore vecchio e nuovo, ha contribuito alle scelte e forse si sente un po' “responsabile”  dinanzi alla Città che lo ha eletto a suo simbolo. Non parla, ovviamente. Le uniche volte che si è lasciato andare è stato per discutere di ferie e mare dopo anni ed anni di domeniche lontano da casa e famiglia. E non parla nessuno dei dirigenti. L’ostacolo più grande è aver detto e stradetto che per lui la panchina si era chiusa il 23 aprile scorso ad Arzachena in Sardegna dove tramontò la possibilità di una clamoroso play off sciupato per un punto e dopo un girone di ritorno assurdo e un campionato nel quale la Palmese era stata a lungo terza forza dopo Sorrento e Paganese. Era l’anno del ritorno dopo 20 anni un serie D e nessuno poteva imputargli nulla. La sua Palmesec si prese lo sfizio di battere tutti. Il Sorrento, la Paganese all’andata e al ritorno. La Casertana di Cangelosi. Tutti scalpi eccellenti di una squadra eccellente. Ma tutto in archivio. Lo “stregone” pensava di avere fatto tutto per se stesso e per la Palmese. Ma non aveva ancora finito il suo lavoro.  Ora bisogna salvare la squadra del cuore. E scommettere, perché nò…, anche sull’orgoglio di poter dimostrare ancora il suo valore.


© RIPRODUZIONE RISERVATA