© ANSA Gravina, Juve e Lukaku, trappole per toponi
Sappiamo chi muove i fili della contestazione a Gravina. Li conosce bene - anzi, benissimo - lo stesso Gravina. Che terre battono? Basta fare un salto in Lega (calcio, questa volta) per trovare i contestatori più agguerriti, almeno un paio, e individuare altrettanto facilmente l’amico lobbista che da anni prova - inutilmente, ma pervicacemente - a scavare la fossa al presidente federale. Gravina sopravvive a tutto e tutti, per il momento, tra colpe e meriti: ha responsabilità da ruolo nell’esclusione dal Mondiale in Qatar, ma le ha anche nel trionfo all’Europeo. A lui dobbiamo la ripartenza del campionato nel periodo del Covid - in verità fu un acuto coraggioso in un coro di pusillanimi -. Certo, possiamo avanzare forti perplessità su alcune (non)riforme e sulla compagnia turca (sgradita agli stessi turchi) per il 2032. Ma è fuor di dubbio che se ne dovrà andare solo se la Nazionale di Spalletti fallirà l’obiettivo Euro ’24.
Sono convinto che un deciso sostegno a Gravina giunga dalla scarsissima simpatia dei suoi grandi detrattori. Che lo fanno risultare migliore di quello che è.
Conosciamo anche il motivo per cui Marotta indica ripetutamente la Juve quale principale favorita per lo scudetto. L’ad dell’Inter ha un master in comunicazione calcistico-aziendale e qualcuno sostiene che sappia più di media che di pallone, i soliti cattivoni. Talvolta, da buon Richelieu del Varesotto, ama farsi gli affari degli altri: non sarà il massimo dell’eleganza, ma conta l’obiettivo finale.
Dicono che non abbia mai digerito il siluramento deciso anni fa da Andrea Agnelli ed è possibile che voglia prendersi rivincite (altre?) anche fuori dal campo. Sa bene che questa Juve non è attrezzata per lo scudetto, avendo oltretutto perso Pogba e Fagioli (anche prima non lo era) ma perché non romperle ancora un po’ i coglioni?, come disse il tenente a nonno, uomo buono e saggio, un pezzo di pane, prima che - dài e dài - il mio amato Marino gli tirasse giù tutti i denti.
La storia del calcio è fatta di trappole tattiche e trappoloni mediatici e quello che Marotta e altri stanno preparando alla Juve è tra i più comuni: ripeto in pubblico che sei favorito e se per caso arrivi secondo hai fallito (fa anche rima).
Sempre a proposito del dirigente, domenica 29 l’Inter ospiterà la Roma di Lukaku: sembra che la tifoseria nerazzurra stia organizzando un rumoroso benvenuto al “traditore”. Nell’intervista concessa alla Gazzetta Beppenostro, che di ciò che accadde tra marzo e luglio conosce anche i minimi particolari, ha intelligentemente abbassato i toni («nessuno in società pensa più a Romelu, e poi non è la prima volta che mi succede») tanto sa che provvederanno altri a caricare a pallettoni curve e derivati.
Lukaku sarà anche un tipo volubile (vi piace?) ma non è peggio di tanti altri. E poi non è questo il momento per inutili, stupide vendette, peraltro in gran parte immotivate.
Big Rom è anche quello che ha rinunciato a 120 milioni sauditi in tre anni pur di giocare in un campionato che considera competitivo e ritrovare Mourinho. Scelta che gli ha portato fortuna. E allora mi auguro che prevalga l’indifferenza: ho provato rancore - si legge in rete - ma mi stava male addosso, così ho preferito lasciarlo agli altri e vestirmi di elegante indifferenza.
PS. Fagioli e Tonali hanno sbagliato di brutto e l’hanno riconosciuto: hanno tradito la fiducia di chi li ama e sostiene, il pubblico. Hanno diritto a riconquistarla, quella fiducia, e a proseguire la carriera. Ma da qui a farne delle vittime di una società fredda e malata, ne passa.
In Italia - secondo l’Oised - le persone in cura per ludopatia sono 15mila, lo 0,08% del totale degli scommettitori. Con un bel 2 su 2 (100%) il calcio ha voluto strafare una volta di più.
