Mondiale per Club, anche i calciatori italiani non sono d'accordo: cosa hanno fatto

L’Uefa apre a scelte condivise mentre la Fifa appare più rigida: lo scenario
Edmondo Pinna
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La firma in calce al ricorso, al quale ora s’è affiancata anche Assocalciatori italiana, è una garanzia di successo, legata ad un altro nome che ha fatto tremare il mondo del calcio. Nel documento inviato alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nell’ultima riga si legge «Dupont-Hissel», la firma dello studio legale che segue il ricorso che la FifPro (il sindacato mondiale dei calciatori) ha presentato nei confronti della Fifa contro il Mondiale per club 2025. L’avvocato Dupont fu colui il quale seguì il caso Bosman (1995) e che rivoluzionò - vincendo l’istanza - i trasferimenti dei calciatori. Ora questa nuova sfida: troppe partite, troppo stress per i calciatori. Da ieri - appunto - una novità: al ricorso della FifPro s’è affiancata anche l’Italia, l’AIC (l’Associazione Italiana Calciatori) presieduta da Umberto Calcagno, lotterà con i colleghi inglesi della PFA e francesi della UNFP. 

Mondiale per club, l'accordo

La FifPro ha già “vinto” un analogo ricorso contro la Uefa, il tema è sempre quello dell’organizzazione massiccia e massiva di partite e tornei che mettono in pericolo la salute dei calciatori. Da Nyon non hanno chiuso, «parliamone», accordo in vista, senza battaglie legali. La Fifa, invece, parrebbe aver fatto una scelta opposta, la sintesi del loro pensiero è: «Il nostro compito è quello di organizzare competizioni (fra nazionali e fra club) a livello mondiale. Punto». Possibile, però, che si possa arrivare anche in questo caso ad una via di mezzo. 

Qui Italia, il parere sul Mondiale per Club

Nel frattempo, però, il ricorso va avanti. E l’Italia è al fianco della Fifpro. Si contesta la decisione unilaterale di fissare «il calendario delle partite internazionali e, in particolare, la decisione di creare e programmare la Coppa del Mondo per Club FIFA 2025. (...) L’AIC ha deciso di unirsi (in quanto i propri membri). Nel procedimento presso il tribunale del commercio di Bruxelles, in qualità di ricorrenti originali, l'AIC chiede al giudice belga di deferire il caso alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) con 4 quesiti per una pronuncia pregiudiziale». L’avvocato Calcagno è stato lapidario: «Attività agonistica esasperata, di disputano fino a 70 partite all’anno percorrendo più di 90mila chilometri per gli spostamenti» . 


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