Khedira incensa Mourinho: "Un genio, con lui ci sentivamo gladiatori a Roma"

Le parole dell'ex Juve sul periodo in cui vestiva la maglia del Real Madrid, quando in panchina c'era lo Special One e il Barcellona era la squadra da battere
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Sami Khedira ha vestito la maglia del Real Madrid tra il 2010 e il 2015 prima di approdare alla Juve, proprio nel periodo in cui sedeva in panchina José Mourinho. L'ex centrocampista tedesco non ha mai dimenticato la figura dello Special One, unico nel suo genere e trascinatore carismatico:"Essere leader è uno stile di vita e non può essere copiato. Non puoi copiare Mourinho, Guardiola, Klopp o Ancelotti", ha detto Khedira intervistato da Marca, "puoi prendere nota di ciò che tutti fanno per migliorare, ma alla fine devi essere te stesso perché sia una leadership naturale".

"Con Mourinho come gladiatori a Roma"

Il Clasico contro il Barcellona di Messi, Iniesta e compagni non era una passeggiata, neanche per il Real Madrid di allora. Tuttavia, i blancos avevano avevano un fattore squadra 'gladiatorio', come spiegato da Khedira sempre al quotidiano spagnolo: "Quando abbiamo iniziato nel 2010 il Barcellona era superiore e in uno o due anni abbiamo annullato la differenza. Il Barça era più tecnico, sì, ma noi avevamo una mentalità e una disciplina tattica... Eravamo guerrieri in campo e in ogni partita ci sentivamo come i gladiatori a Roma". Il merito sembra fosse di un uomo dalla personalità smisurata in grado di tirare fuori dai suoi giocatori sempre il massimo:"E poi c'era Mou, che era un genio in queste partite. Come ci preparava! E ovviamente l’ossessione, il problema grosso, era fermare Messi. Ma l'ossessione di tutti, non solo di Mou. Tutto ciò ha creato un'atmosfera incredibile prima delle partite. Sapevamo di dover dare più del 100%".

Khedira: "CR7? Il mio preferito era un altro"

A conclusione, Khedira ha anche rivelato quello che secondo lui era il compagno di squadra più forte, e non era Cristiano Ronaldo: "Il giocatore più speciale per me è stato Mesut Özil. E lo spiego con la sua partenza. Il giorno in cui Mesut se ne andò, dicevamo tutti a Florentino: 'Ma perché lo vendi!'".


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