RIYAD - Di lui si dice che sia uno degli allenatori più promettenti del calcio tedesco e che, prima o poi, sarà inevitabile vederlo sulla panchina del Bayern Monaco o della nazionale tedesca. Trentasei anni, 37 ad aprile, Matthias Jaissle non è un nome nuovo per gli addetti ai lavori italiani: secondo indiscrezioni piaceva al Milan, che lo ha affrontato nel 2022, e anche la Juventus l'avrebbe in passato seguito con attenzione, Oggi vive e allena in Arabia e chissà se stasera vedrà con occhio interessato proprio la sfida tra i bianconeri di Motta e il nuovo Milan di Conceicao. Intanto, si gode un po' di relax: allena l'Al Ahli, è quinto in classifica ma, soprattutto, ha perso una sola partita nelle ultime 11, conquistando 7 gare di fila senza sconfitte. Non solo: ha il miglior record nella Champions League asiatica, insieme all'Al Hilal.
È questa la versione migliore dell'Al Ahli di Matthias Jaissle?
"Sono orgoglioso della nostra grande serie di risultati al momento. Essere rimasti imbattuti per 7 partite e mantenere un record così forte nella Champions League asiatica riflette il duro lavoro, la disciplina e l'unità all'interno della squadra. Non la definirei necessariamente la "versione migliore" ancora perché credo che ci stiamo ancora evolvendo e adattando. C'è sempre spazio per migliorare e il nostro obiettivo è mantenere questo slancio e spingerci oltre i nostri limiti. Le prestazioni al momento dimostrano che siamo sulla strada giusta, ma la versione migliore dell'Al Ahli è quella che cerca costantemente di crescere e avere successo in ogni competizione".
Lei è ancora un allenatore molto giovane, ha solo 36 anni. Ma questa è già la sua quinta stagione da primo allenatore.
"Ho trascorso due anni fantastici al Salisburgo, in cui abbiamo vinto due campionati, una coppa e ci siamo qualificati per la fase a eliminazione diretta della Champions League per la prima volta. Quando mi sono trasferito in Arabia Saudita volevo affrontare una nuova sfida, è stata una grande opportunità per la mia carriera. Ho ancora molti obiettivi da raggiungere. Ho giocato a livello professionistico in Bundesliga come giocatore dell'Hoffenheim e ho giocato nelle giovanili della Germania e parte della mia esperienza calcistica deriva anche da lì. E finora mi sono concentrato sul dare il mio contributo alle squadre che guido per crescere come allenatore passo dopo passo".
Di recente è stato accostato a Stoccarda e West Ham. Sensazioni?
"È sempre lusinghiero essere associati a club così prestigiosi, significa che il lavoro che stiamo facendo viene riconosciuto. Però in questo momento la mia attenzione è tutta rivolta all'Al Ahli. Abbiamo sfide entusiasmanti davanti a noi e sono completamente impegnato a raggiungere i nostri obiettivi qui. Mi sto godendo questo capitolo unico in Arabia Saudita".
Sogna di tornare in Bundesliga o vorrebbe provare un campionato come la Premier League o la Serie A?
"Come allenatore, aspiri sempre a metterti alla prova in ambienti diversi e ai massimi livelli. La Bundesliga mi sta a cuore, dato il mio background, ma anche campionati come la Premier League, la Liga o la Serie A hanno le loro sfide e il loro fascino unici. Per ora, mi concentro sul mio attuale progetto e vedremo cosa mi riserva il futuro".
Il modello di Salisburgo è applicabile in altri paesi?
"Il modello di Salisburgo si basa su una forte filosofia di sviluppo dei giocatori, calcio dinamico e gestione strutturata del club. Mentre i principi fondamentali possono certamente essere adattati altrove, dipende anche dalla cultura locale, dalle risorse e dalla visione a lungo termine del club. Ogni paese ha il suo DNA calcistico e il successo deriva dal trovare il giusto equilibrio".
Domanda banale: come è il campionato arabo visto dall'interno?
"Dall'interno si vede quanto sia competitivo e ambizioso. Il campionato sta crescendo rapidamente, attraendo giocatori e allenatori di alto livello e l'intensità delle partite è in costante aumento. È un momento emozionante per far parte di questa trasformazione. Alla gente piace molto il calcio in Arabia Saudita. L'atmosfera negli stadi è incredibile, grandi folle, i tifosi supportano le squadre e i giocatori con cori anche. In termini di cultura, è diverso dall'Europa, ovviamente. Devi adattarti e cercare di capire e rispettare la loro cultura."
Domanda altrettanto banale: l'Arabia è scelta solo per i soldi?
"Capisco questa percezione, ma penso che ci sia di più. I progetti qui sono ambiziosi e la lega si sta evolvendo in una competizione di alto livello. Ovviamente, l'aspetto finanziario gioca un ruolo, ma per molti giocatori e allenatori, si tratta anche dell'opportunità di costruire qualcosa di significativo e contribuire alla crescita del calcio nella regione. È stata la sfida che ho accettato: una lega emergente, la possibilità di allenare grandi giocatori, giocare contro altri allenatori più esperti con molti titoli. Nella Saudi League ci sono molti club forti, è una lega con molta qualità individuale e sta crescendo. È stata una sfida molto emozionante".
Com'è la vita a Jeddah? Cosa le piace e cosa fa quando non allena?
"La vita a Jeddah è stata un'esperienza affascinante. È una città vivace con una cultura ricca e mi è piaciuto esplorarla. Le persone sono incredibilmente accoglienti e il cibo è fantastico. Fuori dal calcio, trascorro del tempo a rilassarmi, leggere e restare in contatto con la famiglia e gli amici. È importante trovare un equilibrio, anche in una professione così intensa".
Come stanno gli ex "italiani" Ibanez e Kessie?
"Entrambi stanno andando molto bene per noi. Hanno grandi qualità e portano con sé molte capacità di leadership che hanno ottenuto nei campionati più importanti come la Serie A. Sono fortunato ad avere giocatori di questo calibro a guidare la nostra difesa e il nostro centrocampo".
Mahrez è il talento più puro che ha allenato?
"Riyad è sicuramente uno dei più grandi talenti che abbia mai allenato. Può fare praticamente qualsiasi cosa con la palla ed è uno che può cambiare la partita con un palleggio, un passaggio, un tiro. Porta anche tanta esperienza incredibile da una squadra come il Manchester City che ha vinto tutto".
Era davvero molto vicino al Milan mesi fa?
"Non sono mai stato veramente in contatto con loro".
Che ricordi ha di quando affrontò la Roma in Europa League due anni fa?
"Ricordi diversi. Un bel ricordo: abbiamo vinto la gara di andata in casa. E un brutto ricordo: quando abbiamo perso 2-0 a Roma, quindi non siamo riusciti a raggiungerela la qualificazione ed è stato deludente. Penso che avessimo le qualità per farcela, ma non è stato così".
Ha un aneddoto particolare con Mourinho?
"Non proprio, a dire il vero. Solo chiacchiere brevi e convenevoli come al solito tra colleghi, niente di speciale".
Non è comune avere allenatori tedeschi in Serie A o legati al calcio tedesco: pensa che si adatterebbe bene al calcio italiano?
"La mia idea di gioco o lo stile di gioco che preferisco sarebbero adatti a tutti i campionati. Penso che con duro lavoro e dedizione sia sempre possibile adattarsi a campionati e stili diversi."