Un calcio al passato, voglia di rivoluzione: è tempo di riforme

Tutte le sfide e il programma di Gravina, appena rieletto presidente della Figc
Un calcio al passato, voglia di rivoluzione: è tempo di riforme© LAPRESSE
Giorgio Marota
6 min

Dicevano i latini che nell’armonia anche le piccole cose crescono. Un sistema unito che non cambia, però, trasforebbe il voto di lunedì nell’ennesima opportunità sprecata. Gabriele Gravina, rieletto con uno storico 98,7% di voti, conosce bene le urgenze e le sfide da affrontare. Di sicuro, il calcio da solo non può farcela: ha bisogno di un sostegno dello Stato, a partire dalle agevolazioni fiscali fino ad arrivare a contributi straordinari e leggi specifiche. Mai come stavolta un mondo che sostiene di aver spazzato via ogni forma di conflittualità interna - nel giro federale e “leghista” non c’è più Lotito, individuato come nemico anche da quelli che prima lo sostenevano - può dimostrare di voler davvero risolvere i suoi antichi problemi. Nessun nodo può essere sciolto senza una visione d’insieme: c’è bisogno di un gioco di squadra tra federazione, leghe e politica.   

Format 

"La priorità? Non fatemi dire la riforma dei campionati perché il diritto di intesa sancito dallo statuto si può rimuovere solo con il dialogo", ha detto Gravina due giorni fa. Il dialogo però adesso c’è e va sfruttato. Una nuova Coppa Italia (la nostra annoia e favorisce sempre le big, facendoci guardare agli inglesi con invidia), l’introduzione di playoff e playout, la riduzione delle squadre in A (lo vogliono soprattutto le big) vista la difficoltà nel compilare i calendari e incasellare eventuali recuperi: se ne parla da trent’anni. 

Diritti tv 

Le nuove competizioni Uefa hanno avuto un impatto devastante sui diritti domestici. In Serie A le tv finanziano il 40% dei ricavi dei club (e a cascata orientano la mutualità del sistema) e in Lega vacillano all’idea di ciò che potrà riservare il futuro, mentre la B ha avuto difficoltà a far comprare alle tv il proprio prodotto. Persino il Mondiale per Club è andato in apnea, evitando solamente a 24 ore dal sorteggio lo stop alle trasmissioni. Il rischio che le grandi competizioni internazionali fagocitino i campionati nazionali è concreto. 

Debiti e ricavi 

Nonostante la Figc abbia approvato un piano strategico con criteri più stringenti per le iscrizioni, il tema della sostenibilità resta urgente. Le 8 società più importanti, pur restando solvibili, accumulano insieme circa 3 miliardi di debiti. Il presidente della Lega Pro, Marani, ha citato un dato emblematico: "Ogni anno il calcio perde 700 milioni, più di 2 milioni al giorno e l’incidenza degli emolumenti sul fatturato è insostenibile, 80%, 90%, talvolta più del 100%".

Calciatori stranieri 

L’idea di reintrodurre una forma di agevolazione fiscale per i residenti all’estero (nell’ottica di una maggiore competitività) fa tremare quelli che da tempo lanciano un allarme sui pochi calciatori selezionabili in una Nazionale che ha già saltato due Mondiali. Fissando una soglia alta, la selezione potrebbe essere naturale: sì agli sconti per i vari Joao Felix, Gimenez, Lukaku e Lautaro, parità di trattamento per i calciatori di medio-livello. Così anche il sindacato dei calciatori sarebbe d’accordo. La percentuale degli stranieri in A, intanto, quest’anno è salita dal 62,4% al 67,8%. In Primavera è al 37,2%. Nella Liga spagnola, per citare un esempio, è al 41,4%. 

Caos stadi 

La media età degli impianti nel calcio professionistico è di 66 anni. Sarebbe un errore accontentarsi, in vista di Euro 2032, di averne tre già pronti (Milano, Roma e Torino). L’assegnazione era ed è tuttora un’occasione irripetibile per attuare un vero “Piano Marshall” sull’impiantistica: mancano però contributi straordinari dello Stato. In Turchia, che organizza l’Europeo con l’Italia, hanno costruito 30 strutture negli ultimi 17 anni.

Questione meridionale 

La Figc ha 1,4 milioni di tesserati e il calcio impatta per 11,3 miliardi sul Pil con un gettito fiscale annuo di 1,4 miliardi. Per ogni euro investito dallo Stato nel settore, il Paese negli ultimi anni ha ottenuto un ritorno pari a 19,7. Rispetto al 2018-19, il numero di società è però sceso del 7,8% (-22,4% nel settore giovanile e scolastico) e quello delle squadre del 3%. Al Sud c’è poi una “questione meridionale”: ci sono meno società in rapporto alla popolazione rispetto al Centro e al Nord. Tra Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia vivono oggi 12 milioni di persone, ma questo bacino non ha prodotto un solo calciatore per la Nazionale agli Europei in Germania. Dove sono i nuovi Schillaci? Nell’ultimo campionato hanno giocato almeno 1’ solo 12 calciatori provienienti da queste regioni.

Regole sugli agenti 

La Fifa ha approvato un regolamento che gli agenti, mai coinvolti nella stesura, non condividono al punto da aver già fatto ricorso in diversi tribunali. In Italia c’è anche una legge. La categoria chiede da mesi chiarimenti e armonizzazione delle norme: non potrà mai esserci pacificazione senza coinvolgimento.

Giustizia sportiva 

Su carta, è garantita la sua autonomia. Nei fatti, però, la politica sembra intenzionata a mettere le mani sulla questione con una riforma dopo il caso Juve. In seguito alla legge Mulé sulla rappresentanza dei professionisti e l’agenzia governativa di controllo sui conti dei club si rischia un nuovo intervento che il calcio e lo sport in generale, accusati spesso di non voler attuare una vera autoriforma, giudicherebbero un’invasione di campo. 


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