Governo e Aia, il duro sfogo: "Basta, arrestate chi aggredisce gli arbitri!"

Dopo gli ultimi casi di violenza, si va verso la modifica della legge: gli arbitri verranno equiparati ai pubblici ufficiali
Edmondo Pinna
4 min

ROMA - Un effetto domino, una valanga che può cambiare la Storia. Chi usa violenza sugli arbitri, chi li aggredisce, li insegue, li malmena, li manda in ospedale, li tramortisce nell’anima, o ferisce in quello che si ha di più caro (sì, perché la sezione diventa famiglia, bisognerebbe farselo un giro ogni tanto) rischia da due a sedici anni di carcere (minimo e massimo, al momento tutto è nelle mani dei giuristi: oggi la comunicazione ufficile). L’arbitro come pubblico ufficiale, ma perché equiparato ai professionisti sanitari o socio-sanitarie e ai servizi di sicurezza complementare (pensate agli steward, per rimanere nell’ambito dello stadio) che a loro volta sono stati equiparati appunto ai pubblici ufficiali. E’ quanto ieri hanno messo sul tavolo il Ministro dello Sport, Andrea Abodi, e il presidente dell’AIA, Antonio Zappi. Da una parte e dall’altra, per strade diverse eppure coincidenti, il nodo è arrivato al pettine. La modifica dell’articolo 583 quater del codice penale. E’ dal 2018 che se ne parla. Forse ci siamo.

Squalificati 8 giocatori fino al 2030

L’ultimo caso, quello del diciannovenne Diego Alfonzetti della sezione di Acireale alla fine della partita di play off Under 17 tra Russo Sebastiano Calcio Riposto e Pedara, in Sicilia, ha fatto saltare il tappo. La prima reazione è arrivata dal Giudice sportivo: esclusione (l’anno prossimo, ma perché invece quest’anno va tutto bene?) della formazione Allievi/Under 17, otto calciatori «esclusi da qualsiasi rango o categoria fino al 5 aprile del 2030» (Sergio Rapisarda, Fabio Arcidiacono, Matteo Mancini, Mario Messina, Gabriel Pagano, Matteo Finocchiaro, Matteo Treffiletti), altri due squalificati per lo stesso periodo (Simone Alfio Rosa, Mattia Sebastiano Cucè) e un altro (Alessandro Dilettoso) per tre anni, fino al 4 aprile 2028. Ma la misura era evidentemente (e correttamente) colma. Così il presidente dell’AIA, Zappi, ha preso un’impolverata cartellina, con su scritto il nome di un altro ragazzo aggredito (Riccardo Bernardini, 2018), e l’ha portata da Abodi. Dentro, una proposta di modifica di legge mai arrivata a dama. Quella del carcere per chi aggredisce un arbitro.

Il codice penale tutelerà gli arbitri

Serve la modifica dell’articolo 583 quater del codice penale (che ha già subito diverse rivisitazioni), quello che riguarda «lesioni personali cagionate a un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive». Nel tempo, l’articolo di legge è stato ampliato «al personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria (...) nonché a chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso (...) e servizi di sicurezza complementare». In quest’ultimo ambito (comma 2) verrebbero inseriti anche gli «ufficiali di gara». Le pene, in caso di lesioni gravi o gravissime, dovrebbero essere quelle previste per il comma uno (pubblico ufficiale), ovvero da 4 a 10 anni (lesioni gravi) e da 8 a 16 anni (lesioni gravissime) di reclusione. Nel comma due viene anche specificato che, «Nell’ipotesi di lesioni (….) si applica la reclusione da due a cinque anni». Insomma, chi aggredisce un arbitro rischia la galera. Com’è giusto che sia. 


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