Stadi vecchi e ricavi al minimo: arriva il commissario straordinario 

L’età media degli impianti è di 67 anni, il 93% sono di proprietà pubblica: adesso interviene il governo
Stadi vecchi e ricavi al minimo: arriva il commissario straordinario 
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Giorgio Marota
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Non chiamatela emergenza. L’emergenza è una circostanza imprevista, mentre quello degli stadi è un problema strutturale del quale si parla da anni, senza mai trovare soluzioni. Mentre in Francia, Spagna, Germania e Inghilterra proliferano nuove strutture, in Italia hanno un’età media di 67 anni, il 93% sono di proprietà dei comuni e le società raccolgono appena l’11% dei loro ricavi dagli impianti in cui giocano. Negli ultimi 15 anni in Europa ne sono stati costruiti 213. In Italia solo 5. Questi sono solo alcuni dei numeri citati ieri a Roma, presso Palazzo Giustiniani, nel convegno “stadi intelligenti e sostenibili”, su iniziativa del senatore De Priamo di Fratelli d’Italia. L’argomento era già finito nelle linee di indirizzo al governo della 7ª commissione del Senato, insieme ad altre misure come gli sgravi fiscali per i club, la modifica della Melandri e la cancellazione del divieto di scommesse. Secondo Marcheschi, che fa parte della commissione, «il calcio è stato inquadrato finalmente come un asset industriale»Vale, non a caso, 11,3 miliardi di Pil.  

Stadi, oltre l'Europeo

È assodato che gli stadi creino posti di lavoro e riqualifichino quartieri degradati. Il ministro Abodi, giusto ieri, ha promesso che la nomina di un commissario straordinario sarà imminente: «Entro 15-20 giorni vareremo un decreto sport». «Gli stadi possono diventare le nuove agorà, luoghi di partecipazione e condivisione» secondo il presidente Figc, Gravina. L’Italia ha un impegno con l’Uefa: individuare, entro il 2026, cinque stadi per l’Europeo del 2032, organizzato insieme alla Turchia. Questo appuntamento avrebbe dovuto trasformarsi in un acceleratore, ma rischia di essere l’ennesima occasione persa: «Milano, Roma e lo stadio della Juve sono già presentabili, a Firenze i lavori sono partiti. Il problema è la volontà di cambiare il volto del Paese», ha aggiunto Gravina. Chi vuole investire, prima o poi, si scontra con la burocrazia. «Le sovrintendenze devono fare il loro mestiere, ma che vogliano tutelare il secondo anello di San Siro lo troviamo eccessivo», la battuta del presidente della Serie A, Simonelli. A proposito di Milano: ieri, a un Forum di Repubblica, il sindaco Sala è tornato sullo stallo di questi mesi: «Se non riusciamo a fare lo stadio, il Milan andrà a San Donato e l’Inter a Rozzano. Il comune si ritroverà San Siro e, per evitare problemi con la Corte dei Conti, lo deve mettere a frutto». «L’unico asset dei club è il parco giocatori - ha detto Paolo Bedin, numero uno della Lega B - A volte manca la visione, in altre circostanze troviamo invece scarsa sensibilità politica. Le leghe dovrebbero partecipare di più ai progetti, accompagnandoli». Si parla spesso di mancanza di norme ad hoc, ma in questo Paese non mancano riferimenti normativi sul tema stadi: li troviamo nella 147 del 2013, nella 50 del 2017 e nella 38 del 2021. «In C solo l’Albinoleffe ha un impianto di proprietà - ha detto il presidente della Lega Pro, Marani - Il pubblico fatica a sostenere certi costi e la gente si chiede se sia giusto spendere 30-40 milioni per uno stadio quando mancano altri servizi». Come ha ricordato lo stesso Marani, sono passati quasi 100 anni da quando Mussolini entrò a cavallo nello stadio del Littoriale. Oggi si chiama “Dall’Ara”, ma è lo stesso del 1926, e il Bologna ci ha appena giocato la Champions. 


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