ROMA - Il presidente della Conmebol (la Uefa sudamericana), Alejandro Dominguez, ha dichiarato oggi che "non ci sono oggi le condizioni per giocare la finale della Coppa Libertadores River-Boca". Dominguez ha aggiunto che ora rientrerà ad Asuncion e che da là, dopo un esame approfondito della situazione, "annuncerà la nuova data dell'incontro".
LA GIORNATA - «La finale della Copa Libertadores è in bilico» titolava questa mattina 'La Nacion' sulla sua edizione online; «Si gioca o si fa ricorso?» le faceva eco 'Olé' che spiegava però anche come intanto il 'Monumental' era stato aperto per accogliere i tifosi. Non c'era nulla di certo a Buenos Aires, dove alle ore 21 italiane era in programma il fischio d'inizio di River Plate-Boca Juniors, finale di ritorno (2-2 il primo round alla 'Bombonera') rinviata ieri per gli scontri avvenuti fuori dal 'Monumental', con il pullman degli 'Xeneizes' assalito dai tifosi dei 'Millionarios' con un fitto lancio di sassi, gas urticanti e lacrimogeni tanto che sei giocatori del Boca sono rimasti fortemente intossicati e hanno vomitato nello spogliatoio mentre altri due, Gonzalo Lamardo e il capitano Pablo Perez, sono stati costretti ad andare in ospedale e sono in forte dubbio per l'eventuale sfida.
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RICORSO BOCA - Lo stesso Perez è tornato oggi in ospedale per un altro controllo e alla fine il Boca ha annunciato il ricorso: «Il Club Atlético Boca Juniors - si legge in un comunicato ufficiale degli 'Zeinezes' - ha richiesto formalmente alla Conmebol affinché la finale di Copa Libertadores si disputi a parità di condizioni, come deciso dai presidenti delle due società, Boca e River, nel documento firmato sabato al Monumental. Nella serata di ieri il Boca aveva sollecitato il rinvio della partita a causa degli incidenti avvenuti. Dopo la violenza subita nellle vicinanze dello stadio e dopo aver constatato la gravità degli stessi incidenti e delle conseguenze che hanno avuto sulla squadra, il Bca considera che non ci siano condizioni paritarie e sollecità la sospensione della partita oltre che l'applicazione dell'Articolo 18 e delle sanzioni che prevede, chiedendo alla Conmebol che agisca di conseguenza».
TEVEZ NON CI STA - Ora la palla passa alla Federazione sudamericana, considerando che l'articolo 18 sopra citato prevede sanzioni che possono andare dalla multa fino alla sconfitta a tavolino per la società responsabile, in questo caso il River che ospita i match. I giocatori del Boca, con Carlitos Tevez in testa, hanno fatto resistenza. Questo già da ieri, dopo che il loro presidente Daniel Angelici aveva concordato con il numero uno del River Rodolfo D'Onofrio e il capo della Conmebol, Alejandro Dominguez, il semplice rinvio della gara al giorno dopo. «Perché non danno la Coppa direttamente al River visto il peso che ha nella Conmebol?», ha ironizzato lo stesso Tevez mentre i dirigenti del Boca stavano comunque valutando con i propri legali i passi da seguire.
BRACCIO DI FERRO - E se il River si oppone alla possibilità che alla fine si giochi a porte chiuse («I tifosi ci saranno», assicura il presidente D'Onofrio), la Federazione sudamericana ha assicurato via Twitter per bocca del suo presidente che verranno raddoppiati gli sforzi per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza di giocatori e tifosi: «È stata una giornata assai triste per il calcio sudamericano. La Conmebol chiede con forza alle autorità competenti di intraprendere un'azione immediata e offre la propria collaborazione per identificare, catturare e perseguire i responsabili dei fatti di violenza di ieri. Questi episodi non possono restare impuniti. I responsabili devono rimanere entro i margini della legge e fuori dalla società. Invito tutti i giocatori del Sudamerica a fissare come priorità l'unione degli sforzi per identificare, capire, combattere le cause e gli atti di violenza che gettano ombre sul nostro calcio. La Conmebol - aggiunge Dominguez - chiede di vivere una finale in pace, rispettando per i rivali e mostrando il miglior volto del Sudamerica al mondo. Invitiamo tutti gli appassionati a condividere i valori del Fair-play».
RISCHIO DOPING INDOTTO - Nel frattempo - come spiega 'La Nacion' - c'era un'altra preoccupazione tra i calciatori del Boca Juniors, soprattutto quelli più colpiti dai gas lacrimogeni (Gago, Tevez, Almendra, Cardona, Wanchope Abila e Benedetto) che sono infatti stati curati con dei medicinali a base di cortisone e che potrebbero causarne la positività ad eventuali controlli antidoping.