Un disastro per il Real Madrid al Bernabeu: 4-0 per il Barcellona. Una botta così a Madrid se la ricorderanno per anni. Dicono che sia il Barça dei ragazzini. Sarà. Ma ieri sera, per vincere il clasico al Bernabeu e spingere il Real Madrid a -6, c’è voluto il più vecchio in campo, un ragazzino di 36 anni. Due minuti, due gol, firmati Robert Lewandowski. Un fulmine sull’assist di Casadò (lui sì, davvero giovincello ma di una personalità spaventosa) sul primo gol, un falco sul secondo con uno stacco di testa alla sua maniera. L’aspetto paradossale è che fino a quel momento la difesa meno quadrata e più allegra era quella del Barça, ma quando Lewa si è scatenato sono franati in meno di cento secondi giocatori come Rüdiger, Militao e Mendy. I catalani l’hanno vinta col fuorigioco e col gioco. Nel primo tempo il clasico poteva finire dalla parte del Real se Mbappè, Vincius e Bellingham avessero scelto i tempi giusti per saltare oltre l’ultima linea del Barcellona. Al 45', i madridisti erano finiti otto volte in fuorigioco, Mbappé aveva pure segnato (come nella ripresa) ma partendo sempre oltre l’ultimo difensore. I due modi diversi di intendere il gioco del pallone si sono sintetizzati in questa partita che l’intero pianeta aspetta tutto l’anno.
Il Bernabeu non ha impressionato il Barça che non ha cambiato minimamente il suo stile, con la sua difesa non alta, nemmeno altissima, ma oltre ogni immaginazione: i piedi sulla linea di metà campo, non mezzo metro dietro. Come se ignorasse gli scatti dei più veloci contropiedisti d’Europa, Vinicius e Mbappé. Tanto per rendere l’idea, a un certo punto, su rilancio di Lunin, i due attaccanti del Real si sono trovati davanti solo Cubarsì, uno contro due. Ma il problema della squadra di Ancelotti erano i tempi e i centimetri, sempre troppo abbondanti per battere una squadra che gioca così da quando è arrivato Flick, una squadra che in undici partite di Liga ha segnato 36 gol e che solo la scorsa settimana ne aveva fatti 4 al Bayern Monaco in Champions. Appena recuperata la palla, i catalani risalivano come cavallette, due salti e la squadra diventava cortissima.
Belle giocate ma anche qualche errore (Mbappé ha sbagliato almeno tre gol) in una partita con sette candidati al Pallone d’Oro. Nel primo tempo ha fatto qualcosa di più il Real, nel secondo tanto, ma tanto di più il Barcellona, con la doppietta di Lewandowski, il palo di Lewandowski, la palla-gol mangiata da Lewandowski e poi i gol di Lamine Yamal e Raphinha. Lewa è un giocatore infinito, uno che non si arrende mai e che da vent’anni in area di rigore è duro, spietato, impietoso. Finisce qui, nel modo peggiore e nella partita peggiore, la striscia di imbattibilità del Real di Ancelotti. Che ha preso il terzo gol da un giovane, il più famoso, il gioiello più lucente di Barcellona, Lamine Yamal, la prima rete in carriera al Real a 17 anni. Un capolavoro catalano, un disastro madridista.