ROMA - Per l’Équipe è il miglior allenatore della Ligue 1 della settimana. Non è servita troppa fantasia ai colleghi francesi per assegnare il titolo a Francesco Farioli. Venerdì sera, al Parco dei Principi, il Nizza ha battuto il Paris Saint - G ermain ed è, fino a questo momento, il risultato più clamoroso dell’intera stagione europea, insieme al sorprendente terzo posto in classifica dietro a Monaco e Brest e davanti a Marsiglia, Psg, Lille e Metz.
Farioli ha 34 anni, è nato a Barga, provincia di Lucca, faceva il portiere nel Margine Coperta, fra i pali era abbastanza scarso, appena tre presenze in Promozione. Prima del Nizza è stato preparatore dei portieri, assistente tecnico ed è diventato allenatore della prima squadra per la prima volta nella Super-Lig turca nel 2021 col Karagümrük, la squadra poi allenata da Pirlo. Venerdì aveva di fronte Luis Enrique, vent’anni più grande, campione di Spagna da giocatore col Real Madrid e il Barcellona, campione del mondo, d’Europa e ancora di Spagna da allenatore col Barça. È finita 3-2 per il Nizza e dentro a quella vittoria, dentro a quella partita, c’è stato tanto calcio di questo giovane uomo che nella sua vita ha fatto due incontri decisivi, quelli della svolta. Il primo quando aveva appena 15 anni: un suo vecchio allenatore, Paolo Galardi, gli disse già allora che aveva qualcosa di speciale nel guardare le partite, intuiva il calcio. Così, mentre stava per laurearsi in Filosofia all’Università di Firenze, iniziò a lavorare come assistente alla Fortis Juventus di Borgo San Lorenzo, valle del Mugello, campionato d’Eccellenza. Era preparatore dei portieri e analista, o meglio riprendeva le partite degli avversari, tagliava e montava i filmati.
Il secondo incontro è il colpo di fulmine con De Zerbi. Farioli scriveva sul blog di Wyscout, pubblicò una relazione sul Foggia, avversario della Lucchese dove in quel periodo stava lavorando, la lesse De Zerbi, all’epoca allenatore del Foggia, ne rimase folgorato e da lì è nata la vera carriera di questo allenatore che ha idee chiare. La prima: il portiere è già squadra. La seconda: tenere la palla e aggredire subito dopo averla persa. C’è una statistica di una gara del Sassuolo in cui Consigli, allenato in quel periodo da Farioli, mantenne una posizione altissima, quasi sulla trequarti, come nessun altro portiere della Serie A. Questa idea del portiere-libero (una vecchia definizione, quella del libero, che si unisce a un concetto moderno) era nata nella testa del giovane allenatore quando lavorava in Qatar con le nazionali giovanili. La tecnica non era proprio la virtù di quei ragazzi, così per migliorare il palleggio era utile aumentare il numero dei palleggiatori con il portiere che diventava un giocatore di movimento. Consigli è stato il risultato finale di un lungo esperimento.
Il gioco di Farioli
Si costruisce dal basso, anche su questo punto l’idea è chiara, chiarissima. Nel primo centinaio di gare da allenatore (quasi tutte in Turchia), è capitato di rado che la sua squadra abbia ceduto il possesso palla e abbia subìto più tiri di quanti fatti. Nelle prime 5 partite di questa Ligue 1, il Nizza ha avuto in 3 occasioni il possesso più alto, ma tranne che nella sfida col Lilla ha concluso tanto di più dei suoi avversari ed è questo il dato che conta: 40 per cento col Lill a (0-0) con 8 tiri a 12 ; 6 0 per cento col Lorient (1-1) con 21 tiri a 9; 59 per cento col Lione (0-0) con 21 tiri a 6; e 63 per cento con lo Strasburgo (2-0) con 16 tiri a 4. E poi è arrivato il Psg e qui le cose sono cambiate perché davanti c’era lo squadrone di Mbappé. La palla è passata per forza nei piedi dei parigini (69 per cento di possesso) anche in virtù del punteggio (la squadra di Luis Enrique non è mai stata in vantaggio), ma alla fine è stato il Nizza a segnare di più e a tirare di più: 14 a 12. La sensazione è che, nonostante le sue forti convinzioni, Farioli non si sia vergognato a difendere e ripartire. Uno dei tre gol segnati al Psg è arrivato con un contropiede classico, così come il secondo realizzato contro lo Strasburgo, con lancio da dietro di Todibo, scatto e pallonetto di Moffi, anche se in quell’occasione la parte iniziale dell’azione era stata assai elaborata.
La settimana di lavoro del Nizza è divisa in due fasi ben distinte. La prima, che occupa il 90 per cento del tempo, è dedicata a quello che la squadra vuole/deve fare nella partita successiva, ma c’è anche un 10 per cento per le situazioni impreviste, per le difficoltà che possono saltare fuori durante i 90 minuti. La squadra si può anche abbassare, non è un delitto, e ha la capacità di adattarsi alle varie esigenze della gara. Il giovane allenatore spesso usa la figura dell’elmetto: ecco, non è vietato indossarlo, non arrossisce se fa un passo indietro. Col Psg è successo proprio così ed è arrivata la vittoria più prestigiosa della sua carriera, tanto che alla vigilia della Champions l’allenatore del Borussia Dortmund, Edin Terzic, ha detto di aver impostato la preparazione della gara col Psg ispirandosi proprio al Nizza. Da portiere il suo idolo era Buffon, da allenatore la sua passione è stato il Barcellona di Guardiola. Ora tocca a lui, a 34 anni Francesco Farioli può raccontare una nuova storia di calcio.