Cristiano Ronaldo, utile ma non risolutivo

Cristiano Ronaldo, 37 anni (Manchester United) - 446.000 euro a settimana© EPA
Roberto Perrone
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Cristiano Ronaldo cosa? Molti club europei si stanno ponendo questa domanda, di fronte al girovagare di Jorge Mendes, il procuratore-star che sta cercando di piazzare il più illustre assistito dei tanti che ha. L’incontro con i dirigenti del Chelsea ha fatto infuriare il Manchester United con susseguente barricata. Ma è chiaro, come è sempre avvenuto, che Cristiano Ronaldo va dove vuole. Secondo Transfermarkt il suo valore attuale è di 30 milioni mentre i suoi gol nell’anno sociale appena trascorso sono stati 24 per 39 presenze. Non male, ancora una volta. CR7, a 37 anni compiuti, è convinto di poter essere ancora decisivo e quindi è stato offerto al Bayern Monaco, al Chelsea a chissà chi altro (non alla Roma, attenzione). Dopo la doverosa premessa, torniamo alla domanda: Ronaldo cosa? Ronaldo cosa può dare ancora? Vale l’investimento? Da considerare c’è il costo, comprensivo di indennizzo al Manchester United (con cui ha ancora un anno di contratto) e di stipendio a lui, più prebenda per il suo procuratore. Fatti questi conti e accettato di metterci sotto una firma, da un punto di vista fisico, da un punto di vista tecnico, Ronaldo vale, almeno, 25/30 gol stagionali. E per uno che va per i 38 non sono pochi, come abbiamo detto.

L’equivoco, con Cristiano Ronaldo di mezzo, come per Leo Messi, come per tutti quelli che concorrono al titolo di Goat, Great of all times, il più grande di tutti i tempi, è di pensare che siano decisivi da soli. Non è così. Ronaldo, come Messi, è utile ma non risolutivo. I due, quando duellavano con Real Madrid e Barcellona, non duellavano da soli. Erano la punta di immensi iceberg. Negli ultimi anni, sia alla Juventus che al Manchester United, la squadra, per svariati motivi, non c’è stata, non gli è andata dietro. Ronaldo può essere ancora utile, ma non può risolvere anche i problemi degli altri, non può rimediare agli errori degli altri. Ronaldo è un uomo solo al comando di se stesso. Nello spogliatoio non è un leader vociante. Non è Ibrahimovic, un altro (più) vecchio frequentatore di questi lidi calcistici. Ibra dà la linea politica, gli piace filosofeggiare, lo faceva anche da giovane, senza gli acciacchi attuali. Ronaldo, che di acciacchi non ne ha, dà l’esempio. Una gran cosa, ma l’esempio è fruttuoso se gli altri lo seguono, vedi al punto uno.

Quindi bisogna sapere, per lui come per qualsiasi altro, che cosa può dare e cosa non può dare. Può risolvere molte partite da solo, ma non tutte. Può fare molti gol, ma quando non segna occorrono i gol degli altri. In campo, anche se fa più o meno quello che vuole, non si astrae e si impegna come e più di tutti. Ecco, ovunque andrà (se andrà), di sicuro non penserà a sistemarsi in un angolo a svernare. La pensione, dal suo punto di vista, può attendere. A 37 anni compiuti è convinto di esser ancora competitivo e lo dimostrerà in ogni modo. La sua parte, con le debite cautele per età e situazione contingente, la garantirà ancora. Riempire il segmento mancante sta agli altri. Nella vita e nello sport, raramente si vince da soli.


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