In Arabia costruiscono fragili ponti d’oro, a Torino sogni fatti di cemento. Ecco perché Jordan Henderson, 12 anni di Liverpool sulle sue spalle rocciose e già 18 milioni guadagnati in sei mesi all’Al-Ettifaq, sposerebbe la Juventus anche domani pur di uscire dalla bolla saudita. È un’operazione calma, fatta col bilancino e studiata in base alle esigenze di una squadra che a gennaio accoglierebbe un corpo esterno al suo «gruppo granitico» (parola di Allegri) solamente in due casi, elencati dal tecnico alla dirigenza: se si concretizzasse un colpo da favola o se arrivasse subito un innesto di esperienza dentro un reparto già orfano di Pogba e Fagioli, dove è prerogativa comune la maturazione dei vari Miretti, Nonge e Nicolussi Caviglia, cioè dei figli della NextGen che negli ultimi 4 anni ha promosso 30 ragazzi in prima squadra. L’ex capitano dei Reds, attratto in estate dalla proposta faraonica del club allenato da Steven Gerrard, è già stufo del denaro arabo e rientrerebbe nella seconda ipotesi: 33 anni, otto titoli in bacheca, 431 partite in Premier, 76 nelle coppe europee e 81 in una nazionale che rischia di perdere in vista di Euro 2024 considerati gli alti e bassi in Saudi Pro League, dove la sua squadra è solamente ottava.