Vista dall’alto, ha tutta l’aria di una soddisfazione italiana: gli inglesi col turbo dei petrodollari vengono a fare shopping da noi, prelevando uno dei talenti migliori, comunque la si dica. Vista dal basso, è un altro cervello in fuga, uno dei nostri ragazzi capaci che a testa bassa abbandonano l’Italia per trovare soldi, affermazioni e gratificazioni, per diventare definitivamente qualcuno o almeno qualcosa.In ogni caso, la curiosità da qui in avanti sarà capire quale Chiesa si sia preso il Liverpool. Magari gli inglesi non sono bene informati, eppure la realtà è questa: di Chiesa ce ne sono in giro due. Noi li conosciamo benissimo entrambi. C’è il Chiesa imprendibile sulla fascia, velocissimo, forte nel dribbling e nel tiro a giro, pure altruista in fatto di grandi cross dal fondo, tra una cosa e l’altra capace anche di fare gol. È il Chiesa che abbiamo subito intuito agli albori, quand’era ancora ragazzino, il migliore del suo ruolo e sicuramente uno dei migliori della sua generazione di fine millennio. È il Chiesa visto e rivisto a Firenze, in quattro anni ruggenti, ma più ancora è il Chiesa ammirato agli Europei vinti proprio in Inghilterra, anche e forse soprattutto grazie a lui, e chissà che proprio da lì non sia nata la sua fama sui mercati del Regno Unito. È comunque questo il Chiesa che evidentemente credono di aver importato gli inglesi.
Juve, l'altra versione di Chiesa
Però c’è anche il secondo Chiesa, impossibile nasconderlo, il Chiesa sempre piaciuto eppure mai piaciuto del tutto, il Chiesa perennemente a un millimetro dalla levatura di top-player mondiale, il Chiesa fragile fisicamente e scostante nei rendimenti, il Chiesa su cui non sai mai davvero fino a che punto contare, insomma il Chiesa della Juventus andato avanti tra alti e bassi, tanto che alla fine da quelle parti ricordano più i bassi degli alti. Così è la narrazione per Chiesa. Finora. Lo sdoppiamento. Due Chiesa nella stessa storia. Davvero questa ciambella del Liverpool arriva al momento giusto: è l’occasione d’oro, il test quasi scientifico, per misurare la statura, lo spessore, il peso specifico di un campione che noi immaginiamo campione, senza che ancora ce l’abbia detto. Nel momento dei saluti, accompagnandolo alla frontiera, conviene a tutti augurargli il meglio del meglio. Che riempia container di gol, che diventi il re di Liverpool, che lo facciano sindaco, che sbianchetti i Beatles. Da qui in avanti, la dovremo pensare come Agnelli pensava della Fiat: quello che fa bene al Liverpool, fa bene alla nazionale italiana. Inutile spiegare perchè. Certo resta inteso: prima ancora che al Liverpool e alla nostra nazionale, il trionfo di Chiesa conviene a Chiesa. Ai 27 anni cade il tempo giusto per capire cosa davvero vuoi fare da grande. Più che altro, quanto grande sai essere.