ROMA - Simply the best, Ciro Immobile. È rinato in se stesso, sfidandosi. Una nuova dieta, allenamenti mirati. «Il fisico non è più quello di prima», certo che se n’era accorto. Il privilegio di essere nato bomber va preservato con l’avanzare dell’età. L’io ipertrofico dei centravanti purosangue va moderato quando arrivi a 34 anni, gli infortuni si sommano e i recuperi sono meno miracolosi. A Cagliari Ciro era scattante, saettante, famelico divoratore di palloni, non di gol. Se è il vero Ciro, non ce n’è per gli altri. IL futuro. Per i laziali i suoi gol sono interminabili. L’eterna illusione che avrebbe portato Immobile a chiudere la carriera nella Lazio aveva iniziato a traballare in estate, quando le sirene arabe l’avevano ammaliato, si era infranta in quello sfogo di ottobre: «Restare a vita? Non so». Era ferito dagli odiatori. Ciro superò la crisi, il tentennamento: «Non penso di poter andare via dalla Lazio con due parole sul giornale. Per ora non mi sento di dire che raggiungerò Mancini in Arabia Saudita, ho da fare tantissime cose con la maglia della Lazio, vado avanti per questa strada». A gennaio non sono arrivate offerte, cosa accadrà a giugno si vedrà. Lascia o raddoppia? Mai la Lazio ha ricevuto proposte irrinunciabili, le tentazioni economiche sono state più per Ciro. Ne ha vissute tante in questi anni. Ci avevano provato i cinesi, prima degli arabi, la proposta del Dalian era del 2017. Poi il Milan un anno dopo. In estate una forte suggestione l’ha provocata l’Inter di Inzaghi, erano i tempi in cui Lukaku s’era allontanato, c’erano dubbi su Thuram e i gol per lo scudetto erano a rischio. Ciro era la soluzione ideale. È rimasto e la promessa di restare a vita sarà verificata di nuovo a fine anno. È tutto rinviato all’estate, quando sarà più chiaro il futuro di Sarri e della Lazio. Si fa presto a parlare di vecchia guardia, ma sono sempre gli Immobile, i Felipe, i Luis Alberto a determinare le scosse.
Il contratto di Immobile con la Lazio e gli scenari
Ciro è legato alla Lazio fino al 2026, due stagioni e mezzo mancano alla deadline. Compirà 34 anni il 20 febbraio, alla scadenza ne avrebbe 36. In estate Lotito e Fabiani hanno scelto Castellanos per preparare il terreno alla successione. Taty ha messo in mostra numeri, è un centravanti di manovra, un pivot raffinato. Ma l’attacco dell’area di rigore da numero uno deve ancora incarnarlo. Non c’è un altro Immobile e chissà se ci sarà, ma prima di pensare al prepensionamento di Ciro la Lazio deve assicurarsi un bomber stoccatore, non basta un propiziatore di gol. Le strategie saranno più chiare a fine anno perché sarà chiaro il budget che Lotito potrà impegnare sul mercato. Se dovrà comprare un nuovo Ciro dovrà spalancare i forzieri. La Champions, si sa, sposta milioni, quest’anno ancora di più. A gennaio la caccia ha riguardato solo ali, perlustrando il mercato della B inglese. L’investimento su Castellanos è stato pesante: 15 milioni più 4 di bonus, contratto quinquennale. Il diesse Fabiani è certo che esploderà: «Farà molto bene», ripete spesso. Di Ciro a dicembre disse «quello che ha sempre fatto trasparire è di rimanere alla Lazio e avere un ruolo dopo il calcio giocato, può dare ancora tanto a questa società che ha conseguito meriti è anche per lui». Deciderà Ciro, senza farsi condizionare da niente e nessuno. Non è stato lui a tradire, già da giugno si era sentito meno indiscusso, il disinganno è aumentato con il passare dei mesi. Lo ha provato nei confronti di società e panchina. il Bayern. La Lazio, spesso, ha fatto passare Ciro dalla delusione all’esaltazione. Oggi lo celebra e gli chiede di guardare negli occhi la megastar Kane del Bayern Monaco. Immobile rigiocherà mercoledì e per il Bologna si vedrà. Sarri l’ha sostituito al 17’ st a Cagliari, dopo poco più di 60 minuti. «Bravo Ciro», l’elogio. Come dire che Einstein era bravino a fare di conto.