Tutti i conti del Napoli: bilancio ok con le cessioni di Kim e Lozano

Il trasferimento del difensore al Bayern attraverso la clausola e la cessione del messicano al Psv hanno riportato il bilancio in utile.  Plusvalenze totali da 60 milioni
Alessandro F. Giudice
5 min

Il mercato del Napoli campione d’Italia non prevede azzardi, come da politica ormai consolidata del club azzurro. Del resto, la rosa capace di dominare il campionato e perfino il girone di Champions l’anno scorso non necessitava di interventi radicali. Giusto la sostituzione di Kim (su cui il Bayern è piombato azionando la clausola) e qualche rafforzamento a centrocampo. La cessione del coreano ha prodotto una sostanziosa plusvalenza che confluirà nell’esercizio contabile 2023/24 e dovrebbe sfiorare i 50 milioni perché la società segue la prassi di accelerare gli ammortamenti. Anziché in linea costante ogni anno, il Napoli ammortizza già il primo anno metà del cartellino quindi il valore netto contabile del coreano si era ridotto già a 9,5 milioni. Complessivamente, il club ha fatto acquisti per 75,5 milioni, incluso il riscatto di Simeone dal Verona che non era obbligatorio. A fronte di questo impegno finanziario, ha concluso operazioni in uscita per 84 milioni, inclusa la cessione a titolo definitivo di Petagna al Monza che ha assolto l’obbligo di riscatto. Il club beneficerà di un leggero risparmio nel monte stipendi (-3,7 milioni) mentre sosterrà ammortamenti superiori di 13 milioni rispetto a quelli che avrebbe sostenuto con la vecchia rosa, senza interventi sul mercato. Un dato drogato, tuttavia, dalla politica di ammortamenti accelerati. Oltre alla plusvalenza Kim ne arriverà un’altra – da una decina di milioni – dalla cessione di Lozano il cui cartellino era ormai quasi completamente svalutato e una da 2,5 dalla cessione di Luperto. In totale, quindi, il bilancio dell’anno in corso godrà di una sessantina di milioni di ricavi da plusvalenze che riporteranno in utile un bilancio penalizzato negli ultimi due anni: quasi 120 milioni di perdite nette nel biennio 2019-2021 sono un dato inconsueto per la gestione De Laurentiis.

La crescita del Napoli

In 19 anni, la crescita del Napoli – dalla serie C allo scudetto – si è accompagnata alla sostenibilità: dieci anni in utile (167 milioni totali) contro nove in perdita (166) all’insegna della perfetta parità di gestione nonostante il peso degli ultimi 3 anni, dopo il Covid ma soprattutto senza Champions per due stagioni consecutive: quasi certamente il 2022/23 segnerà già il ritorno all’utile. Sempre a zero i debiti. Anzi, una posizione di cassa positiva perché il Napoli non ha mai folleggiato sul mercato dei calciatori, neppure l’estate scorsa con un altro mercato a saldo positivo per 11 milioni che aveva fatto mugugnare i tifosi e suscitato lo scetticismo di molti addetti ai lavori. Se cerchiamo un dato finanziario emblematico, prendiamo il valore dei cartellini iscritti in bilancio al netto degli ammortamenti. Cioè quello che i contabili chiamano costo storico perché sostenuto dalla società nell’acquisto dei giocatori e non ancora spesato, dunque da spesare con gli ammortamenti nei prossimi anni.

I numeri del Napoli e il confronto con le altre big

Il Napoli ha 97 milioni, il Milan 127, l’Atalanta 150, la Roma 165, l’Inter 224, la Juve 439. Solo la Lazio fa meglio con 76. Non significa solo un valore più basso da dover finanziare, ma costi più bassi in futuro per gli ammortamenti, quindi un bilancio più maneggevole. Prendiamo a riferimento ipotetici valori di mercato, estrapolati da Transfermarkt. Non sarà un dato oggettivo (impossibile in un mercato di transazioni uniche) ma pur sempre una stima esterna e indipendente. Ebbene, il rapporto tra valore di mercato e costo storico è indicativo della qualità delle scelte e della bravura del club nel valorizzare i calciatori. Transfermarkt valuta la rosa del Napoli 3,7 volte il valore in bilancio. Quella della Lazio 3,6, dell’Inter 2,4, dell’Atalanta 2,2, della Roma 1,9 e addirittura sotto al valore di libro (0,82) quella della Juve. Solo il Milan fa meglio (4,2) ma l’eccellenza raggiunta in questi parametri non è solo un dato statistico. I numeri dicono storie per chi sa leggere e imparare da esse.


© RIPRODUZIONE RISERVATA