Osimhen al Galatasaray, il pass per la serenità di Conte

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Massimiliano Gallo
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Non aprite quella porta, anzi sbarratela nel miglior modo possibile. Osimhen al Galatasaray è il lasciapassare di Antonio Conte per la serenità. O quantomeno per una gestione senza ombre e senza alcuna spada di Damocle sulla testa. Il tecnico salentino ne sa troppo di calcio per non sapere che il suo Napoli si accingeva a vivere mesi di convivenza con un ingombrante fantasma. Quello di Victor Osimhen che, per quanto si è buttato via come pochi altri, è pur sempre il centravanti che ha contribuito in maniera significativa a riportare in città quello scudetto che mai era stato vinto senza Maradona. Un eroe in declino, finito a contare i soldi senza giocare. Ma pur sempre un eroe.
Non a caso, sabato sera, al termine di Napoli-Parma, nonostante l'entusiasmo per una partita afferrata per i capelli, Antonio Conte si è presentato ai media avendo bene in testa uno e un solo concetto da comunicare: «la rosa è questa e non cambierà, nessuno sarà reintegrato». Abbiamo il fondato sospetto che Conte ci avesse pensato a lungo alle dichiarazioni da rilasciare. Perfidamente sottile l'artificio retorico utilizzato per elogiare la società: la coerenza. Il sottotesto era fin troppo evidente: se domani a qualcuno dovesse venire in mente di tornare indietro, sarebbe da me tacciato di incoerenza (e ovviamente non avrebbe il mio appoggio).
Il tecnico salentino ha accennato, e tante altre volte lo farà, all'esterno di destra che non è arrivato a causa della mancata cessione di Osimhen. Eppure, nonostante la lacuna, siamo certi che a mercato chiuso se avesse potuto esprimere un desiderio, avrebbe preferito la partenza di Victor all'arrivo di un calciatore più completo di Mazzocchi. Conte sapeva perfettamente che a ogni passo falso, che a ogni gol sbagliato da Romelu Lukaku, sarebbe ripartito il tormentone. Sarebbe arrivata la domanda in conferenza stampa: “perché non riportare in gruppo Osimhen? Tanto lo pagate”. Una goccia cinese che avrebbe finito per destabilizzare il lavoro che Conte e il suo staff stanno portando avanti da ormai quasi due mesi.
Osimhen al Galatasaray è un sospiro di sollievo per Antonio. Ed è una notizia importante per il Napoli. Che dopo una campagna acquisti faraonica e coraggiosa, avrebbe corso il rischio di convivere con un'ombra perennemente dietro le spalle. E sarebbe stata dura. Vedere Osimhen sul Bosforo, giocare al fianco di Mertens nel Galatasaray, equivale alla definitiva chiusura di un libro che potrà essere riaperto solo per chi ogni tanto vuole nutrirsi di ricordi. Con questa cessione fuori tempo massimo (sia pure solo in prestito), nasce definitivamente il Napoli di Conte. Di Conte e di Lukaku. Di Conte, di Lukaku, e di tutti quelli che sabato sera (ed erano proprio tutti), al gol di Anguissa, hanno esultato come se avessero vinto la Champions. Esultanza che è un programma di governo ed è la conferma che in meno di due mesi Conte ha inciso in maniera straordinaria sullo spogliatoio e sulla solidità del gruppo. Sarebbe stato un capolavoro di autolesionismo minare questo progetto lasciando il fantasma in casa.


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