Mourinho furioso per il mercato: non è contento della rosa e vuole Morata

Dietro i malumori dello Special One l’immobilismo sul mercato e il rapporto difficile con Pinto. I Friedkin non hanno ancora offerto il rinnovo né a José né al ds
Roberto Maida
5 min

Nel tiro alla fune, vecchio gioco di piazza, c’è chi vince strattonando e chi molla imprecando. Tra Mourinho e Tiago Pinto l’equilibrio delle forze sta diventando logorante. L’allenatore non è contento dell’organico e non perde occasione per esprimerlo, il general manager in Portogallo è quasi invisibile e continua a seguire la linea indicata dalla proprietà. Bisogna capire quale teoria, e quale comportamento, alla fine risulterà efficace per il raggiungimento degli obiettivi. Di mercato e non solo. Un dato è inconfutabile finora: la Roma ha preso quattro giocatori senza spendere un euro. E ha venduto per circa 35 milioni. Questo è un merito del club, soprattutto se i rinforzi si chiamano Aouar o N’Dicka, ma può diventare un limite progettuale. Vediamo perché.

Le richieste di Mourinho alla Roma sul mercato

Mourinho si lamenta e dal suo punto di vista ha ragione. Dopo essere stato criticato per la qualità del calcio espresso dalla squadra, soprattutto nell’ultima stagione, si sta impegando durante le sedute di allenamento in Algarve a trasmettere alla squadra una mentalità più propositiva. Sta insistendo nelle esercitazioni sulla famosa costruzione del basso, che non deve diventare palleggio sterile ma semmai un mezzo per arrivare velocemente nell’area di rigore avversaria. Sta addestrando i giocatori in prima persona per spiegare ciò che chiede. Ma ha bisogno di un terminale offensivo che renda fluida la manovra anche negli ultimi trenta metri: Belotti, che Mourinho stesso ha voluto come complemento da area di rigore un’estate fa, per questo nuovo sistema non è ritenuto adatto. È un centravanti di lotta, non di governo.

Roma, un organico da completare

A Tiago Pinto, ai Friedkin, lo ha spiegato in tutti i modi. Posto che tante squadre in questo mercato stanno incontrando difficoltà, pur sapendo che nessuno ha ancora completato l’organico, Mourinho ha chiarito la sua verità: nelle prime due stagioni ha puntato sulla solidità difensiva, che gli ha fruttato due finali europee ma non gli è bastata per portare la Roma in Champions League. Se la società non è nelle condizioni di comprare almeno il centravanti che serve, Alvaro Morata, è inutile pensare di migliorare. Aouar è un ottimo rinforzo e sarà importante. Forse anche N’Dicka rinforzerà la difesa grazie al piede mancino che mancava al reparto. Ma serve uno sforzo ulteriore per alimentare l’ambizione dell’allenatore e della tifoseria.

La palla passa alla proprietà

Ora tocca alla proprietà. Che si affida al suo delegato sul mercato, cioè il fedele Tiago Pinto, per raccogliere altro denaro dalle cessioni. Soltanto l’eventuale partenza di Ibañez, e magari di Karsdorp, può consentire alla Roma di acquistare un calciatore come Morata. I paletti dell’Uefa e del financial fair play non ammettono deroghe per una società che ha già dovuto accettare un “patteggiamento” con la commissione disciplinare europea. Sistemati parzialmente i conti prima del 30 giugno grazie al sacrificio di alcuni giovani talenti, Tiago Pinto potrà reinvestire sul mercato quello che ricaverà (o risparmierà in termini di stipendio) dalle prossime operazioni in uscita.

Mourinho-Pinto: contratti in scadenza

E c’è in ballo anche qualcosa di più profondo in questa dialettica un po’ ruvida ma tutto sommato ordinaria tra allenatore e società. Mourinho, esattamente come Tiago Pinto, è in scadenza di contratto. A nessuno dei due portoghesi, duellanti più o meno virtuali di una competizione interna, i Friedkin hanno ancora offerto il rinnovo: la fune del mercato è anche il trofeo che può disegnare il futuro della Roma.


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