Sono circa le 14.30 inglesi quando nell’hotel del St George Park fa il suo ingresso James Featherstone - accompagnato da un collaboratore - per andare a incontrare il suo assistito, Chris Smalling. I tre si siedono nella zona bar del lussuoso albergo: il difensore ha già mangiato con la squadra, dopo l’allenamento mattutino, gli altri due invece decidono di pranzare mentre intanto parlano con il giallorosso. Tema, naturalmente, il futuro. Un colloquio fitto di un’ora prima di salutare Smalling che doveva prepararsi per la seduta di allenamento pomeridiana.
La ricerca
Il futuro del trentaquattrenne inglese è ancora incerto, la Roma vorrebbe fare a meno di uno stipendio alto come il suo da 4,5 milioni lordi e il suo agente è alla ricerca di una squadra per proseguire la carriera da titolare e strappare anche un contratto più lungo di quello attuale, in scadenza tra un anno. Per questo motivo Featherstone ha cercato di riaprire con Smalling il discorso arabo, un’ipotesi che il giocatore aveva abbandonato da tempo perché convinto di potersi ancora ritagliare uno spazio importante in Europa. Solo che di offerte neanche l’ombra, sia per l’elevato ingaggio sia per quelle garanzie fisiche che Chris non potrebbe dare a un club interessato. In Arabia, invece, probabilmente non avrebbero problemi a scommettere su di lui, e di certo i soldi non sono un problema.