La Fiorentina ha il dovere di provarci: tutte le possibili insidie per il sogno Conference

Ambiente caldissimo a Celje, lo stadio è già tutto esaurito. La corsa in Serie A è a ostacoli: c’è bisogno dell'Europa
Alessandro Mita
5 min

Il dovere di riprovarci. E di crederci fino in fondo. Riparte la Conference League, estasi e tormento di una squadra che ambisce a vette più maestose ma che alla fine lotta per portare a casa quella che molti ancora oggi chiamano la “coppa dei poveri”. Solo che la Fiorentina di questa coppa ha bisogno, dopo due tentativi andati a vuoto e dopo una campagna acquisti di alto profilo, ma soprattutto alla luce della classifica in campionato alla 31 giornata, un ottavo posto che lascia presagire un cammino difficile (anche se non impossibile) verso l’Europa che conta. Per dare un senso allo sforzo e alla rivoluzione fatta, un traguardo va raggiunto. La Fiorentina non può scegliere fra campionato e Conference, deve andare dritta in entrambe le direzioni. La Conference ora ha un vantaggio: i viola ai quarti affrontano gli sloveni del Celje, di cui bisogna diffidare ma ampiamente alla portata della squadra di Palladino. Superati loro, si dischiuderebbero le porte della speranza, verso la terza finale consecutiva in tre stagioni. In campionato, invece, molto dipenderà anche dal cammino delle squadre che stanno davanti alla Fiorentina. E dai posti europei a disposizione. Rispetto alle ultime due stagioni, però, la Fiorentina affronta il rush finale in Europa con Kean, Gudmundsson, De Gea, Fagioli, Cataldi, Gosens (al momento infortunato), mettiamoci anche Zaniolo che una Conference (alla Roma) l’ha fatta vincere. Insomma, un bel po’ di roba in più rispetto a quanto aveva a disposizione Vincenzo Italiano. A maggior ragione, quindi, la Fiorentina ha il dovere di riprovarci.

Celje, Betis e Chelsea

È la sequenza teoricamente pronosticabile: ora gli sloveni, poi gli spagnoli e, se tutto va bene, gli inglesi nell’ultimo atto a Breslavia. Non è per niente facile, c’è un grado di difficoltà superiore rispetto alla passata stagione (Viktoria Plzen nei quarti, Bruges in semifinale e Olympiacos in finale), specialmente guardando alla plausibile avversaria di Breslavia. Il Celje in campionato è un po’ anonimo, quarto ma a 18 punti dalla capolista, l’Olimpia Lubiana. In Conference, però, ha avuto picchi di coraggio, come la vittoria ai rigori con il Lugano e come la sfida in casa proprio del Betis Siviglia, persa solo al 95'. Battibile? Assolutamente (e ci mancherebbe...). Ma da non sottovalutare. Tanto più che da queste parti la sfida con la Fiorentina è un grande evento da celebrare, con uno stadio che sarà riempito oltre la capienza finora consentita. Poi sarebbe la volta del Betis Siviglia, che nella Liga è in sesta posizione e che ha uno score quasi identico a quello dei viola: 48 punti in 30 gare contro i 52 in 31 giornate di Palladino e i suoi ragazzi. Squadra di comprovata esperienza ma che in Europa è ferma (come miglior risultato) ai quarti di finale della Coppa delle Coppe 1997-1998. Affronta i polacchi del Jagiellonia, ha il favore del pronostico nonostante qualche inciampo. Infine il Chelsea, guidato da Enzo Maresca, ex viola. L’ostacolo più duro, senza dubbio: 9 vittorie su 10 partite di Conference. Sulla sua strada ha il Legia Varsavia e poi, se qualificata, una fra Djurgarden e Rapid Vienna. In Premier anche gli inglesi hanno un cammino uguale ai viola: 53 punti in 31 giornate. Solo che i Blues sono al quarto posto e non all’ottavo... Con loro, sarebbe la finale più complicata di questi tre anni. Ma pur sempre una partita secca, da giocarsi. Durante la stagione qualche delusione l’hanno provata, perdendo con il Servette, con l’Ipswich, con il Fulham, con il Brighton. Quindi, perché non riprovarci?

 

 

 


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