Sarri e Mourinho, diversamente uguali

Leggi il commento del condirettore del Corriere dello Sport - Stadio
Alessandro Barbano
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Li racconta un ossimoro: diversamente uguali. L’uno, Mourinho, esibizionista, teatrale, polemico. L’altro, Sarri, abbottonato, ombroso, talvolta irritante. Entrambi ego-ipertrofici, alla guida di due incompiute, a mal partito con i loro presidenti e abbarbicati alla piazza come due cozze allo scoglio, forse avendo fiutato l’aria grama che tira nel calcio, e allo stesso modo avendo accantonato un passato di avventurieri, che pure li ha indotti a cambiar casacca tanto dopo le vittorie quanto dopo le sconfitte. Adesso giurano eterno amore a Roma e se la contendono, perché il derby che li pone di fronte riserva un posto nella città eterna a uno solo. La Coppa Italia è l’obiettivo più realistico per salvare la stagione di due tecnici che in campionato hanno rispettivamente otto (Mou) e sette (Mau) punti in meno dell’anno scorso, e che stanno in Europa come d’autunno sugli alberi le foglie.

Fai presto a dire che il portoghese ha garantito due finali nelle due precedenti stagioni, quando sei ancora agli spareggi per gli ottavi di Europa League e tra le rivali ci sono big come Liverpool, Milan e Benfica. Per difendere la panchina Mourinho deve riversare sulla diffidenza dei Friedkin tutto l’amore dell’Olimpico giallorosso per lui. Con la fama lo ha seminato. Con la seduzione lo ha concimato. Ma per farlo rimontare come un’onda capace di fermare i progetti di ricambio dei tycoon americani serve un trofeo, o almeno la sublime illusione di una terza finale. Quanto a Sarri, il Bayern che lo attende agli ottavi di Champions alza al cielo i premi di chi scommetterà sulla Lazio. Saranno in pochi a farlo, anche tra i trentamila tifosi biancocelesti che stasera gremiranno gli spalti. Perché l’avversario tedesco è il peggiore che potesse capitare.

Tutto questo vuol dire che il derby deciderà chi va giù dalla torre. È un derby tra una Lazio senza attacco e una Roma senza difesa. Davanti alla porta giallorossa sarà un gareggiare di rincalzi e fuori ruolo. Di qua Castellanos, Pedro e Felipe Anderson, a meno che non recuperino in extremis Zaccagni e Isaksen. Di là Huijsen, Mancini e Kristensen, o piuttosto Cristante. È l’emergenza la cifra della partitissima. E nell’emergenza lo Special ci sguazza, abituato com’è a caricarsi nelle condizioni che indurrebbero chiunque alla disperazione. Anche se non batte Sarri da quasi due anni – per l’esattezza dal 20 marzo del 2022, con una doppietta di Abraham e un gol di Pellegrini – non v’è dubbio che la precarietà in cui il derby s’inscrive è un contesto che lo avvantaggia.


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