Fabian Ruiz, così parlò Ancelotti

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Fabian Ruiz, così parlò Ancelotti© EPA
Massimiliano Gallo
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Ancelotti lo sa. Di mezze ali, poi, se ne intende in modo particolare. Fu il figlio Davide a mostrargli quel centrocampista del Betis Siviglia di soli 22 anni. Non costava poco: 30 milioni di euro. Era l'estate del 2018. Convinse De Laurentiis e Giuntoli che ne valeva la pena, era l'uomo che ci voleva per il centrocampo che aveva in mente e che sarebbe stato orfano del regista puro Jorginho. Il Napoli sarebbe rientrato con gli interessi da quell'investimento. In realtà così fu. I 23 milioni con cui venne ceduto quattro anni dopo al Psg si rivelarono una succosa plusvalenza. Eppure a Napoli lo spagnolo fu spesso oggetto di mugugni e critiche da parte del pubblico. Lo ribattezzarono cammellone (e non era proprio un complimento). In epoca gattusiana, non pochi tifosi gli preferivano l'oscuro Demme. È il destino dei talentuosi

Nei quindici mesi della sua avventura napoletana, Ancelotti lo ha sempre protetto. Era un ingranaggio essenziale del calcio liquido fatto di ripartenze in verticale. Con il suo sinistro il pallone viaggiava. Proprio come gioca adesso la Spagna dell'eretico de La Fuente. All'indomani della prova di forza contro la Croazia, è un coro di elogi per la mezz'ala che col tempo ha convinto anche Luis Enrique. L'asturiano lo escluse dalla Nazionale, quest'anno invece gli ha riservato una maglia da titolare nel Psg. Col tempo ha scoperto quel che don Carlo colse al volo. Il quotidiano Marca glielo riconosce: «Più volte Ancelotti ha ribadito che vedeva in lui un grande giocatore. Sembra proprio che non avesse torto». Ancelotti lo sa.


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