Chiellini, un Gorilla con un'anima Nazionale

Chiellini, un Gorilla con un'anima Nazionale© Getty Images
Andrea Santoni
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Attenti al Gorilla: così, alla vigilia di Italia-Inghilterra, un anno fa, il Daily Mail avvertiva Kane e i propri leoni sulla necessità di superare Chiellini per arrivare al titolo di campioni d’Europa. Un ritratto ammirato e colorito ma azzeccatissimo che andrebbe ripubblicato adesso in omaggio a Giorgione che si ritira dal grande calcio. A Londra del resto ci sono due monumenti dedicati a Bobby Moore, il più grande difensore inglese di tutti i tempi: uno su Green Street, in odore di Boleyn Ground, storica sede del suo West Ham United; l’altro davanti all’ingresso del New Wembley Stadium, in onore del capitano campione del mondo nel 1966. Dovremmo anche noi popolare i nostri spazi della memoria di statue dedicate a certi campioni del passato, magari partendo da Coverciano. A tempo debito, a uno come Chiellini, ne potrebbe toccare pure un paio, lui gloria juventina e capitano azzurro campione d’Europa 2020. Dopo aver salutato la Juventus, frequentata per oltre tre lustri, domani sarà la volta dell’ultima presenza con l’Italia, la numero 117 (al pari di De Rossi, che siederà in panchina con Mancini).
Accadrà proprio a Wembley, tempio che lui ha inaugurato il 24 marzo 2007 con uno scoppiettante 3-3 (tripletta di Pazzini) e che gli ha regalato la più grande emozione di una carriera ricca di successi casalinghi in bianconero, chiudendo così anche la sua avventura Nazionale, iniziata a Messina, in una strana serata autunnale, contro la Finlandia, nel 2004, lanciato da Lippi. Chiello, contro Messi e i campioni del Sudamerica, potrà finire in gloria, regalandosi un’altra battaglia, affrontata con il suo inconfondibile sorriso stortignaccolo ma irresistibile, un privilegio se pensiamo all’ultima partita azzurra dei giganti che lo hanno preceduto. Buffon per esempio, dopo aver perso il Mondiale di Russia nella notte nera di San Siro contro la Svezia, non lasciò solo Di Biagio, ct ad interim, e si rese disponibile per le amichevoli del marzo 2018, giocando e perdendo 2-0 proprio contro l’Argentina, a Manchester. Gigi rimase ferito da certe polemiche ottuse al punto da declinare l’idea di scendere ancora in campo a Torino, contro l’Olanda, nel giugno successivo, celebrando così il suo addio. Ancora peggio andò a Cannavaro, Paolo Maldini e Daniele De Rossi, tutti fuori dalla Nazionale in seguito a sconfitte dolorosissime (nell’ordine, con la Slovacchia in Sudafrica 2010, contro la Corea del Sud nel mondiale 2002 e contro la Svezia, il 10.11.2017, ko che ci costò il torneo iridato russo).
In realtà anche il Chiello esce di scena a causa di un inciampo epocale, la mancata qualificazione a Qatar 2022. In caso contrario, avrebbe allungato con la Juve almeno fino a dicembre prossimo. Invece è tempo di saluti, con l’ombra di non aver potuto assaporare un mondiale fino in fondo (ricevendo anche un morso a debito, da Suarez...) ma di essere salito sul tetto d’Europa, con in mezzo una notte pazza a Palermo (10.10.2014, molto prima insomma del suicidio macedone), con tre gol segnati contro l’Azerbaigian di Vogts, uno però nella porta sbagliata...
La fascia ora andrà a Bonucci, come del resto accaduto spesso in questi ultimi anni post Buffon (20 volte a 16 tra loro), Leo che per altro lo scavalcherà nelle presenze già in questo giugno. Il ruolo vacante invece spetterà a Bastoni, come da investitura diretta e ripetuta dal campione uscente. Almeno su questi piani, il passaggio di testimone segue una logica rassicurante.
Ma il vuoto morale che lascerà Chiellini in azzurro (e nella Juve) non sarà facile da riempire. Dietro quella maschera da transavanguardia, da diavolo con l’aureola per dirla sempre con gli inglesi, il naso rotto cinque volte in dieci anni, gli infortuni a catena, i polpacci sfiniti, tornava sempre in piedi l’ultimo grande difensore italiano classico, un ercolino dallo sguardo lungo e dalla sensibilità acuta, un faro per i più giovani. E ascoltandolo parlare ieri a Coverciano, sereno e lungimirante, abbiamo avuto la sensazione che nel futuro di Chiellini, ancora da scrivere (al di là delle destinazioni calde: Usa e Juve a venire), potrebbe esserci anche un ruolo operativo in Federazione. In attesa di fargli il monumento che merita.


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