Spalletti furioso per la domanda in conferenza: "È scorretta": cosa è successo

Il ct azzurro indica la strada da seguire e risponde alla provocazione sui complimenti allo Zenit, suo ex club: i dettagli
Edmondo Pinna
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INVIATO A LEVERKUSEN - La provocazione è una lama sottile, che arriva quando meno te l’aspetti, su un terreno che sarebbe scivoloso per chiunque. Perché parlare di calcio è un conto, parlare di guerra è un altro, piani totalmente differenti. Accostarli è vigliacco. Ma la vigilia di Ucraina-Italia è anche questo. Succede, allora, che arrivi (in ucraino, forse qualcosa l’aveva capito prima della traduzione, gli anni allo Zenit gli hanno lasciato l’intuizione dell’idioma) la provocazione: «Perché ha fatto i complimenti allo Zenit per la vittoria del campionato? Il conflitto Ucraina-Russia era già iniziato». Il viso di Spalletti s’è fatto più “scolpito”, se possibile: «Una domanda del genere è scorretta. Mi avevano fatto i complimenti per la mia vittoria in campionato. In quella squadra lì ci sono ancora tanti giocatori che io ho allenato, l’allenatore era un calciatore che io ho allenato. Lo Zenit è della Gazprom il cui presidente è lo stesso di allora. Mi sembra il minimo andare a contraccambiare i complimenti per la vittoria del loro campionato. Mi sembra totalmente scorretto accostare quello che è stato un titolo sportivo al conflitto che c’è adesso, un conflitto che non mi trova assolutamente d’accordo, sono contro ogni guerra». E approfittando della prima parte di traduzione, Luciano allarga il campo visivo sul punto: «Noi come popolo italiano siamo vicini a tutte quelle persone che poi soffrono dentro questi conflitti, a tutte quelle famiglie che vorrebbero solo vivere in pace. Siamo vicini alle famiglie di tutte le persone che soffrono. Per questo siamo vicini alle famiglie che hanno subito l’alluvione in questi giorni in Toscana e vicini alla famiglia di Giulia Cecchettin». Spalletti-Ucraina 1-0.

Italia, Spalletti vuole voltare pagina

Ecco, adesso si può parlare di campo, quello che Spalletti preferisce. Concetti chiari, che gli azzurri hanno mandato a memoria: «La classifica dice che l’Ucraina ha gli stessi punti dell’Italia, non ci sono favoriti. Rebrov l’ha preparata nel miglior modo possibile, mi aspetto una partita offensiva da parte loro. Abbiamo lo spirito giusto, nella voglia di attaccare e pressare non dovremo mai perdere ordine e equilibrio. Questo è uno di quei giorni che mi faranno dire che i miei giorni li ho vissuti oppure possono diventare rimpianti o rimorsi. Giocheremo a muso duro». Liberamente tratto dall’omonima canzone di Pierangelo Bertoli.

Italia, l'incubo playoff

La partita di questa sera alla BayArena deciderà il nostro futuro, subito in Germania o l’incubo dei playoff. Le motivazioni contano, il ct azzurro non ha bisogno di ricordarle: «Nulla può limitare la nostra voglia matta di andare a difendere il titolo europeo, molti di questi giocatori sanno che fatica è costata. Paura? La domanda da porsi è: “La posso vincere?“ La risposta è: “Sì”. Questo annulla tutti quei timori».

Spalletti su Jorginho e i rigori

C’è poi la questione di chi batterà il rigore, nel caso in cui l’arbitro Gil Manzano dovesse darcene uno. All’Olimpico Spalletti aveva detto chiaro e tondo che Jorginho sarebbe stato ancora il nostri rigorista, ieri ha aggiustato il tiro: «Jorginho ha personalità, è abituato a gestire la squadra, ha una grande esperienza. Il rigore? Quello è il suo modo di battere, forse poteva angolarlo un po’ di più, l’ha battuto anche bene per come si era mosso il portiere. Forse però lo metteremmo in difficoltà rimandandolo sul dischetto, valuteremo altre situazioni».


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