© Getty Images Italia, Spalletti si affida al bomber ritrovato: Kean guiderà l’attacco
Puntate tutto sull’11. Oppure il 20, fa lo stesso. Perché è la carta da all-in di Luciano Spalletti per i quarti di finale di Nations. Non che gli sia rimasto granché. Ma se c’era qualche dubbio alla vigilia su chi fosse stato uno dei due centravanti nel 3-2-3-2 di stasera contro la Germania, ci ha pensato (ahìnoi) Retegui e lo staff medico della Nazionale a dissiparlo. L’italoargentino è tornato a Bergamo, colpa di un risentimento muscolare alla coscia destra. Spalletti non ha chiamato nessuno, come un buon giocatore di poker vuole prima “vedere”, poi deciderà in vista di Dortmund. L’asso da giocare per cercare il full ce l’ha già. Moise titolare, tutto fuorché un salto nel buio. Perché questa è la stagione di Kean e ci sono i numeri (non gli oroscopi) a supportare la scelta azzurra. L’attacco sulle sue spalle, quelle che scrolla e gonfia i muscoli dopo una battaglia vinta a centrocampo, o quelle che agita insieme al resto del corpo dopo un gol, movimento che al secolo si chiama Griddy (lo stesso Kean ha fatto una sorta di tutorial sui social), lui per dare scacco alla Germania, guadagnare un vantaggio per la sfida di ritorno di domenica e prova a guardare con ottimismo alla corsa verso i prossimi mondiali.
Kean sempre decisivo
Titolare, Kean e questo è un fattore, scritto negli almanacchi. Perché in sei occasioni l’attaccante che alla Fiorentina ha ritrovato se stesso è partito dal primo minuto in azzurro e, tranne i quarantacinque minuti contro San Marino, ha sempre messo la sua firma a referto. Un gol contro la Finlandia, uno contro il Liechtenstein, due contro la Lituania, uno contro Israele nell’ultimo girone di Nations, mentre contro Malta - pur essendo rimasto a secco - ha fornito due assist, a Bonaventura il primo per l’1-0 e a Berardi il secondo per il 3-0. Non si può dire che la maglia gli pesi, anzi. Per questo, e non solo per questo, era favorito ad iniziare la sfida di San Siro. Dopo il forfait di Retegui,l anche gli ultimi dubbi si sono dissolti nell’aria frizzante di questa metà marzo. «Siccome penso che verrà fuori una partita da sbattimento, da continui ribaltamenti di fronte, Kean in questo sbattimento è più adatto» le parole del ct ieri, che ha così ceralaccato il suo impiego dall’inizio. Titolare, allora, con una novità. Moise in maglia azzurra ha giocato contro Spagna, Francia, Olanda, Inghilterra, ma mai dall’inizio. La Germania è la prima “big” affrontata in questa veste, allungare le statistiche sarebbe decisivo.
Alfabeto Moise
La Fiorentina sta a Kean come Kean sta alla Fiorentina. La società viola ha avuto il merito di recuperare un ragazzo al quale era stata data più d’una occasione e che, per motivi vari, aveva sempre fallito. Moise ha dato una svolta alla sua vita, ha indirizzato bene il suo carattere, ha smussato alcuni spigoli della sua personalità. Si è ripreso il campo nella maniera giusta, adesso è non solo l’attaccante che tutti vorrebbero nella propria squadra (20 gol in 34 partite con la Fiorentina, vicecannoniere della serie A dietro proprio a Retegui) ma anche il compagno che vorresti ritrovarti vicino in ritiro, sul pullman, per una passeggiata. Se ne sono accorti tutti, a cominciare da Palladino, per finire con Spalletti che, nel suo tour per i club, ha avuto modo di conoscerlo meglio: «E’ un po’ diverso dal messaggio che manda: è un ragazzo molto sensibile, che tiene alla sua professione e ai suoi compagni. È perfettamente dentro quella qualità morale di squadra che vogliamo andare a creare». In pratica, un’incoronazione. Può davvero essere la volta buona per diventare Principe azzurro.
