Fifa sotto assedio: dalla Superlega agli agenti, tutti i fronti aperti

I campionati fanno causa per il Mondiale, l’ad della Serie A, De Siervo, conferma: "Un’azione per il cambiamento, in Europa siamo preoccupati"
Giorgio Marota
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«Vi amo tutti!» gridò a furor di popolo Gianni Infantino quando il 16 marzo del 2023, in Ruanda, si presentò come candidato unico alla presidenza Fifa e fu rieletto per acclamazione. Nessuno dei suoi avversari ebbe la forza - né tantomeno i numeri - per sfidarlo, anche se gli scontenti non mancavano allora e oggi sembrano addirittura in aumento. Come annunciavamo ieri, le leghe europee, con la Serie A italiana capofila della “ribellione” insieme a Liga e Premier, hanno deciso di portare in tribunale la massima organizzazione del calcio: al centro della vicenda c’è il nuovo Mondiale per Club che trasforma un calendario già affollato a causa delle nuove coppe europee in un ingorgo senza precedenti, che causerà non pochi problemi alla gestione ordinaria dei club e alla salute dei calciatori. Le leghe si rivolgeranno alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea - la stessa del caso Superlega di dicembre - con l’obiettivo di ribadire «l’abuso di posizione dominante» delle istituzioni che oggi governano il calcio.

De Siervo conferma: "C'è preoccupazione"

L’indiscrezione è stata confermata da Luigi De Siervo, l’ad della Serie A, durante l’evento di lancio del nuovo calendario del campionato. «È una decisione delle leghe europee, non solo nostra, è un tentativo di partecipare al processo decisionale e a un cambiamento - ha spiegato - Quando Fifa e Uefa possono imporre nuove date, di fatto, comprimono l’attività delle leghe e dei club. C’è preoccupazione per l’esplosione di gare. Abbiamo visto quanto i nostri giocatori fossero sulle gambe all’Europeo. Noi siamo riusciti in modo mirabolante a inserire un solo turno infrasettimanale, ma sacrificando la pausa invernale».

Fifa sotto assedio: tutti i fronti

Le preoccupazioni accomunano organismi solitamente in contrasto tra loro, come le leghe e i sindacati che tutelano gli interessi degli atleti; questi ultimi, riuniti sotto la bandiera della FifPro, hanno già citato a metà giugno la federazione internazionale al Tribunale del Commercio di Bruxelles. La prospettiva concreta è che anche questa controversia possa finire sul tavolo della Corte Ue. La Fifa, del resto, è sotto attacco da mesi e le bordate arrivano da più direzioni. Anche alcune federazioni hanno infatti manifestato disagio. «L’utilità del Mondiale per Club allargato è da valutare» disse il numero uno della Figc, Gravina, a fine maggio. Sul piede di guerra ci sono, da tempo, anche gli agenti che contestano il nuovo regolamento calato dall’alto senza alcun confronto con la categoria: parliamo di una serie di norme parecchio impattanti, già contestate in vari tribunali europei, tra cui il tetto alle commissioni e il limite ai mandati multipli con la sola eccezione rappresentata dall’incarico contemporaneo per club che ingaggia e giocatore. I nodi del Mondiale negli Usa, quindi, non hanno fatto altro che rinforzare la schiera dei ribelli: i troppi impegni, il torneo che “scollina” nella stagione 2025-26 (inizia il 15 giugno e finisce il 13 luglio), i contratti in scadenza e i prestiti al 30 giugno, il mercato che comincia il 1º luglio rischiando di falsare la competizione, i premi ancora incerti, le sponsorizzazioni e le emittenti da individuare e le sedi delle gare ancora da confermare. Questo disorientamento generale fa seguito alle polemiche che hanno accompagnato gli ultimi due Mondiali in Russia e in Qatar, dove si sono compiute palesi violazioni dei diritti umani mentre Infantino, fingendo che certi problemi non riguardassero la sua istituzione, ribadiva che la Fifa «è un’organizzazione calcistica, non la Croce Rossa o Greenpeace».


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