Uruguay e Croazia, sette milioni vanno all’assalto del Mondo

Le popolazioni dei due Paesi hanno meno abitanti di Londra: ma le due Nazionali in Russia sinora non hanno fallito un colpo
Uruguay e Croazia, sette milioni vanno all’assalto del Mondo
Biagio Angrisani
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ROMA - È probabile che una squadra di alto livello sia difficile da mettere assieme nella Città del Vaticano, lo Stato più piccolo al mondo, perché nonostante un possibile aiuto divino gli ottocento residenti sono un numero troppo esiguo e poi l’abito talare intralcia i movimenti nella corsa non predisponendo al dribbling. Però, non occorrono tantissimi milioni di abitanti per avere una formazione di qualità ai Mondiali. Agli ottavi sono approdati già a punteggio pieno l’Uruguay e la Croazia. La Celeste sabato affronterà il Portogallo di CR7 mentre domenica i Vatreni (I focosi) giocheranno con la Danimarca. L’Uruguay ha una popolazione attuale di tre milioni e mezzo di abitanti (Roma di giorno è popolata da 4 milioni) mentre la Croazia ha poco più di quattro milioni di abitanti. Pur unendo le due popolazioni la somma è minore dei residenti a Londra senza conteggiare l’area metropolitana.

LA CELESTE - La Nazionale di calcio della Repubblica Oriental del Uruguay, ha collezionato dal 1916 a oggi il maggior numero di titoli (20) al mondo. Se osservate bene la divisa della Celeste noterete quattro stelle come Italia e Germania, vincitrici di altrettanti titoli mondiali. L’Uruguay ha vinto soltanto due Coppe del Mondo: la prima edizione organizzata proprio nel Paese sudamericano nel 1930 e la quarta edizione giocata in Brasile nel 1950. Le altre due stellette significano le vittorie Olimpiche del 1924 e 1928: l’AUF (Asociación Uruguaya de Fútbol) le conteggia come vittorie mondiali non essendo ancora stata ideata la Coppa Rimet. L’argomento è dibattuto e la FIFA non ha espresso un diniego poiché ha organizzato entrambi i tornei olimpici con partecipazione a caratura mondiale. A legittimare il tutto ci sono anche le presenze alle Olimpiadi in questione (Parigi e Amsterdam) di Nazionali come Italia, Germania, Francia, Spagna, Argentina… Mancava il Brasile, ma la concorrenza era autorevole. Gli altri sedici titoli nella bacheca dell’AUF sono le quindici Coppe America (record) e il Mundialito 1980-81. La scuola calcistica rioplatense di marca Charrúa, comunque nata da quella inglese, da oltre un secolo dice la sua a livello mondiale ed è un caso unico al mondo che una Nazione con pochi milioni di abitanti sia tra nella Serie Oro del football.

HRVATSKA - La Nazionale di calcio croata ha un storia con molte pagine non scritte per questioni geopolitiche. La Federazione di calcio croata fu fondata nel 1912, ma affiliata alla Fifa soltanto nel 1940 sino al 1945. Poi di nuovo dal 1990. La Croazia dal 1919 fece parte del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni e successivamente del Regno di Jugoslavia. Calcisticamente la Jugoslavia partecipò alla prima Coppa del Mondo in Uruguay perdendo in semifinale contro la Celeste per 6-1. La squadra era composta pressoché tutta da serbi. Nel 1934 non si qualificò alla fase finale ma in formazione c’erano diversi croati. Quindi l’anima calcistica croata va ricercata nella multietnica Nazionale jugoslava che conquistò il quarto posto ai Mondiali in Cile nel 1962 e agli Europei arrivò seconda nel 1960 e nel 1968 dove perse il titolo per colpa della “Monetina” che favorì l’Italia e quarta nel 1976. Ritornata indipendente, la Croazia è negli elenchi Fifa dal 1991 e nel 1998 ottiene un terzo posto ai Mondiali in Francia con Davor Šuker capocannoniere dell’edizione (sei reti). In Russia adesso la Croazia ha un team ben organizzato e una stella di assoluto valore, lo zaratino Luka Modric capace di far girare la squadra e anche di portarsi avanti con il lavoro andando in gol lui stesso: dal dischetto contro la Nigeria e con capolavoro contro l’Argentina. Domenica sera si giocherà Croazia-Danimarca a Nižnij Novgorod, ex Gorkij e città chiusa. Nella formazione allenata da Dalic spiccano anche Rakitic, Perisic, Mandzukic ma anche Vrsaljko, Strinic, Rebic e Kramaric sono di caratura e c’è un’organizzazione di gioco nel suo 4-2-3-1.


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