Un Vinicius Real, con il consiglio di Ancelotti

Il ct Tite ha telefonato al suo collega ricevendo un suggerimento: «Lascialo libero di muoversi come crede»
Un Vinicius Real, con il consiglio di Ancelotti© Getty Images
Roberto Maida
4 min

Inviato a DOHA (Qatar) - Driiin. «Pronto?». «Ciao Carlo sono Tite». Attraverso questa telefonata ad Ancelotti, che risale allo scorso mese di aprile, il commissario tecnico del Brasile ha capito tutto. Vinicius non si poteva ingabbiare in un perimetro, sacrificandolo dentro a ragionamenti tattici che non si sposano con l’istinto dei grandi. «Se vuoi un consiglio, lascialo libero di muoversi come crede» gli ha risposto Carletto, che nel frattempo stava archittettando il capolavoro sportivo: vincere la Champions da sfavorito al Real Madrid, ovviamente con il gol decisivo di Vinicius nella finale con il Liverpool.

Determinante

I risultati del confronto tra allenatori si stanno vedendo al Mondiale. Vinicius ha segnato contro la Corea la sua prima rete in Qatar e (solo) la seconda in assoluto con la nazionale brasiliana. Ma soprattutto si è preso la responsabilità di guidare i compagni anche quando mancava il faro del gruppo, Neymar. Dei sette gol del Brasile, cinque sono venuti dalla sua creatività. L’assist per Paquetà, con un pallonetto che era classe e lucidità nello stesso tocco, ne è un esempio tangibile. In più, contro la Svizzera, aveva pianificato e realizzato un altro gol, strappando alla sua maniera sul lato sinistro, ma il Var lo ha annullato per un precedente fuorigioco di Richarlison. Peccato.

Infinito

Ma il bello deve ancora venire, mentre il Brasile si stringe nell’abbraccio a Pelé. Vinicius ha appena 22 anni ed è una garanzia sul futuro. Non solo per il Madrid, che l’ha comprato ancora minorenne dal Flamengo per l’incredibile cifra di 45 milioni, ma anche per il Brasile, che ha l’anima solida di Alisson, Thiago Silva e Marquinhos ma anche il cuore danzante dei suoi attaccanti. Raphinha di qua, Vinicius di là, Neymar nel mezzo con Richarlison, più forte in Nazionale che nel Tottenham, a completare il pacchetto. I quattro si sono divertiti talmente tanto negli ottavi di finale da meritare l’omaggio di Tite, che in panchina ha ballato con loro dopo il 3-0.

Maturità

La crescita di Vinicius però non è stata solo tattica. Quando arrivò in Spagna, il ragazzo era acerbo e turbolento. Nella squadra B del Madrid, irrideva gli avversari che non riuscivano a fermarlo. Uno di loro, tale Tachi che è rimasto un difensore di seconda divisione e gioca con l’Alaves, gli diede addirittura un morso in testa nel derby contro l’Atletico B. Nel 2019, a 19 anni, Vinicius dichiarò in un’intervista: «Sono il più forte del mondo, anche meglio di Neymar. Non vedo l’ora di giocarci insieme». Non proprio un timido adolescente. Ma anche nella salita in prima squadra, l’inizio è stato complicato. Nell’intervallo di un Clasico, Real Madrid-Barcellona, Benzema disse al compagno Mendy di «non passare la palla a Vinicius, perché quello gioca contro di noi». Contro, nel senso che giocava per cavoli suoi. Era l’ottobre 2020, due anni fa. Quante cose sono cambiate da allora: i due, Benzema e Vinicius, hanno vinto insieme la Champions. Senza questo sodalizio probabilmente Benzema non avrebbe conquistato il Pallone d’Oro.

Stella

Ormai Vinicius appartiene a quella categoria dei giocatori che modificano gli equilibri precostituiti. Anche dentro agli spogliatoi: recentemente Ancelotti lo ha utilizzato per ridimensionare le pretese di un difensore che pretendeva di giocare titolare dopo un’esperienza positiva in prestito. E’ bastato testarlo in allenamento dalla parte di Vinicius: il malcapitato non l’ha preso mai, ma proprio mai, e all’allenatore non ha più osato chiedere nulla.


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