La sconfitta con l'Inghilterra è stata pesante, ma l'Iran si è battuto con la dignità e l'orgoglio degni del suo popolo al quale, prima del calcio d'inizio, ha riservato un altro atto di grande coraggio. I giocatori di Queiroz non hanno cantato l'inno nazionale, rimanendo muti in diretta televisiva mondiale, nonostante le autorità di Teheran avessero minacciato dure punizioni contro ogni azione di protesta. A muovere le labbra, in panchina è stato soltanto un assistente del ct. Durante l'esecuzione dell'inno, fischi e insulti sono partiti dal settore occupato dai tifosi iraniani. Gli stessi, prima della partita, all'esterno dello stadio, hanno inalberato cartelli con la scritta "questa non è la Nazionale dell'Iran, questa è la squadra della Repubblica islamica". Poi hanno scandito a gran voce il nome di Mahsa Amini, la studentessa ventiduenne uccisa dalla polizia morale il 16 settembre scorso per non avere indossato adeguatamente il velo tradizionale, l'hijab. La sua morte ha scatenato la rivolta in tutto l'Iran, barbaramente repressa dal regime degli ayatollah: secondo le organizzazioni non governative, sinora le vittime sono state quasi 400: uomini, donne, ragazzi, ragazze, bambini. In Qatar, i tifosi iraniani hanno anche scandito il nome di Alì Karimi, 44 anni, amatissimo campione, considerato uno dei migliori giocatori asiatici di sempre, arrestato per avere espresso pubblicamente il suo appoggio alla proteste delle donne. Per lo stesso motivo è stato incarcerato anche un'altra leggenda del calcio iraniano: Ali Daei, 53 anni, secondo miglior marcatore del calcio mondiale con la maglia della sua Nazionale (109 gol, il primo è Ronaldo, 117). Ingegnere, primo calciatore iraniano a giocare in Champions League, primo calciatore iraniano ad avere uno stadio intitolato a suo nome, ad Ardabil, la sua città, Ieri, il capitano del Team Melli, Ehsan Hajsafi aveva dichiarato: " Noi giocatori stiamo dalla parte di chi ha perso la vita, dobbiamo accettare il fatto che le condizioni attuali in Iran non siano giuste e il nostro popolo non è contento. Voglio esprimere le mie condoglianze a tutte le famiglie che hanno avuto un lutto, voglio che sappiano che siamo con loro, che li sosteniamo e sposiamo la loro causa". Hajsafi e i suoi compagni sono stati di parola.