L'incrocio della storia

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L'incrocio della storia© Getty Images
Alberto Dalla Palma
5 min
Ronaldo esce di scena in lacrime, non avrà più un’altra possibilità come Neymar, mentre il Marocco entra nella storia scrivendo una pagina di sport assolutamente inedita, dove non sempre vince il più forte. Ci sono momenti in cui il coraggio, l’ostinazione e la profonda voglia di rivalsa riescono a superare il talento, la classe, la ricchezza e la popolarità degli avversari, che erano rappresentati in questa sfida proprio dal panchinaro Cristiano, giunto all’ultima recita nella situazione peggiore. Emarginato e poi esodato dal Manchester United, accolto a Doha dall’indifferenza dei suoi compagni, e silurato da un ct che non ha sopportato lo sfogo del Dio portoghese dopo una ragionevole sostituzione. Si è inchinato, piangendo, davanti agli eroi marocchini che hanno resistito anche al suo ultimo tentativo di non abbandonare il palcoscenico che conta: il doppio addio alla Premier e al sogno Mondiale, adesso sembra l’anticamera di una fine così cruda che forse Ronaldo non meritava.  
Non possiamo dimenticare chi è stato e non possiamo sapere chi sarà Cristiano dopo un torneo abbandonato come uno qualunque, davanti alla nuova realtà del calcio internazionale, il Marocco di Walid Regragui, la squadra più italiana (o europea) che abbiamo visto nel deserto di Doha. Compatta e solida, come la Nazionale di Mancini agli Europei, quasi avesse bevuto la stessa pozione magica degli azzurri a Londra: prima nel suo girone, che ha chiuso in testa con l’unico gol subìto contro il Canada, ha fermato la Croazia sullo 0-0 (sfida che potrebbe riproporsi addirittura in finale), ha battuto il Belgio e, appunto, i nordamericani prima di cacciare la Spagna ai rigori (ancora uno 0-0 finale) e il Portogallo con il gol di En-Nesyri. Nessuna nazionale africana era arrivata così in alto perché nessun’altra squadra di quel continente, nemmeno la Costa d’Avorio di Drogba e il Camerun di Eto’o, aveva saputo mescolare una fase difensiva così straordinaria con il talento di giocatori offensivi che in ripartenza diventano devastanti come Hakimi, Boufal e Ziyech. Ai quarti si erano fermati il Camerun (1990), il Senegal (2002) e il Ghana (2010), in semifinale è arrivato il Marocco sbattendo in faccia a Ronaldo una cultura che non conosceva, quella della sconfitta.  
Avrebbe voluto una fine diversa, soprattutto dopo aver segnato contro il Ghana il gol di un record forse imbattibile: il portoghese è l’unico calciatore ad aver segnato in cinque Mondiali consecutivi, dal 2006 in Germania al 2022 a Doha, proprio negli Emirati Arabi dove sono pronti ad accoglierlo come un Re senza prezzo, 33 titoli, 5 Palloni d’Oro e un fiume di lacrime in cui cercherà di non affogare. Prima di firmare il contratto con l’Al Nassr, che certificherebbe il suo declino e la scomparsa dal circuito delle grandi stelle, è possibile che aspetti con la superbia dell’ex Numero Uno un’offerta che gli consenta di competere ancora in Europa contro Messi, Neymar, Mbappé, Vinicius e Benzema. Ma dovrebbe accontentarsi di un contratto come quelli di En-Nesyri o Amrabat, anteponendo l’orgoglio ai petroldollari e imparando l’umile lezione marocchina: vi sembra facile? 
 

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