Inter, elogio della leggerezza

Inter, elogio della leggerezza© LAPRESSE
Ivan Zazzaroni
3 min

Quattro gol buoni e altri due annullati per un paio di unghie fuori posto. Una superiorità esagerata, e senza soluzione di continuità, nei confronti del Genoa disorientato fin dai primi minuti (brutta botta la rete di Skriniar al sesto), oltre che da un mercato pieno di difficoltà, vuoti e comprensibili ritardi. E allora avanti con i confronti diretti e indiretti, di pancia e fantasia. Immediatamente abbandonate le più che necessarie cautele da inizio torneo: c’è più gioco, più manovra rispetto all’Inter di Conte; i difensori non cercano Dzeko con la stessa insistenza con cui guardavano a Lukaku; si notano alcuni movimenti delle ultime Lazio di Inzaghi, in particolare a centrocampo; Calhanoglu è impiegato nella posizione che predilige: non è costretto a rientrare come gli chiedeva Pioli; Sensi è un collegamento interessante tra il centrocampo e l’attacco e insomma tutto bello e subito per i ventottomila interisti tornati a San Siro che alla fine si sono messi a cantare e devo dire che un po’ di entusiasmo da stadio fa bene agli occhi.  

Un’insolita, sorprendente sensazione di cambiamento. La partenza dei campioni non avrebbe potuto essere migliore: al di là della fluidità del gioco, in parte favorita dalle distanze spesso approssimative degli avversari, l’aspetto più confortante per Inzaghi è l’atteggiamento di gente come Skriniar, De Vrij, Perisic, Brozovic e anche Vidal, quando è entrato per segnare. I “vecchi” avevano forse il desiderio e l’urgenza di trasmettere coraggio e fiducia all’intero ambiente - dopo settimane di partenze consumate o soltanto ipotizzate e di cattive notizie - ma anche di riaffermare la loro importanza, sacrificata proprio agli addii di Lukaku e Hakimi. Come a dire: c’eravamo anche noi, allora. E ci siamo ancora.  

Segnalabili - aggiungo - l’attenzione e l’ordine con cui l’Inter ha affrontato la prima uscita seria. Le novità in partenza erano solo due e mezza, ma nient’affatto trascurabili - Dzeko e Calhanoglu, oltre a Sensi, che la scorsa stagione aveva Saturno contro - e insomma si è vista una squadra centrata e multiprospettica. L’impiego di Sensi da seconda punta, ruolo che può validamente ricoprire, ma che all’Inter registra il tutto esaurito (Lautaro, Sanchez, Calhanoglu), potrebbe indurre Inzaghi a trascurare la soluzione Correa per puntare su un vice-Dzeko, una prima punta di chili e centimetri. Ben visibile. 


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