Milano vicina allo scudetto. Milano vicina all’Europa (ma c’era già un anno fa, Milaninter in Champions). Milano vicina a se stessa, alla sua rilevanza. Prima della pandemia, del lockdown, la città andava più veloce dell’Italia. Va ancora forte, malgrado l’assenza dei numeri di affari/turismo pre-covid. Ora è il calcio a volare, formato leadership, almeno in Italia. Ecco, questo è il dato più consolante visto da quassù, della sfida Milaninter non ancora conclusa a centottanta minuti dalla fine. Comunque sia è un campionato Gran Milan.
La città si gode la nuova centralità pallonara a modo suo, presto la mattina, al bar tra cappuccino (molti con la soia o con l’avena) e brioche (vegane, senza glutine, tante di più rispetto al passato) e l’aperitivo la sera, in luoghi dove ora si parla di mixology e si fa a gara a chi ha più etichette di gin. In mezzo c’è altro da fare. Guido Nicheli, leggendario comprimario che nei film anni ‘70-’80 (vedi Sapore di Mare) interpretava sempre la parte del cumenda un po’ ganassa, avrebbe commentato: “Ohi, qui si lavora, si manda avanti la nazione”. Certo, ora tra social e chat, si può anche discorrere di football (anzi di “folber” come lo chiamava Brera) ritagliandosi spazi in mezzo alla tradizionale fretta milanese. L’ultimo tema è la festa dell’una e/o dell’altra, della coabitazione tra anticipi, posticipi e concerti di Radio Italia. Problemi futili, qualcuno festeggerà, come sempre, per le vie della città.
L’ultima volta che Milaninter si contendevano lo scudetto, più di dieci anni fa, le discussioni virtuali non erano ancora così invadenti. Milano vicina al titolo è una riconquista ciclica, ogni tanto ritorna, riavvicinando le due squadre, una o entrambe reduci da un più o meno lungo oblio, al successo finale. Accadde così alla fine degli anni ‘80, poi all’inizio del Terzo Millennio, infine al culmine dell’epopea morattiana, nel 2011, con il Milan di Max Allegri prevalente sull’Inter del triplete mourinhista ereditata da Benitez e poi da Leonardo. Inter e Milan c’erano sempre state, al vertice, un po’ l’una, un po’ l’altra, a contendersi tutto con la Juventus, in una spirale nordista che un tempo veniva spezzata da qualche “provinciale” (l’ultima la Sampdoria nel 1991) o da qualche exploit romano (ultima apparizione di Lazio e Roma con il doble 2000-2001). Poi, dagli anni ‘80, è comparso anche il Napoli e sovente Milano, a metà o interamente, si eclissava.
Perché ogni tanto, bisogna dirlo, Milano si distrae, poi però torna sul pezzo. La diversità, in questo 2022, è che si potrebbe aprire un ciclo milanese, un Milaninter non solo di passaggio. Intanto, alla fine della licenza, qui può arrivare tutto. La Supercoppa è già a casa Inter, lo scudetto si sistemerà tra le ex Varesine e il Portello, la Coppa Italia è l’unica variabile a causa della Juventus dello specialista Allegri, quattro finali vinte su quattro. Domani notte sapremo. Cominciano le dodici giornate di Milano. E per cantarla con Lucio Dalla qualcuno, alla fine, andrà “sotto terra o sulla luna”.